05 dicembre 2009

270 milioni di vittime del Jihad e altre bufale


Un lettore mi segnala un testo che gira in rete, secondo cui i musulmani avrebbero ucciso 270 milioni di non musulmani in 1400 anni di jihad; e precisamente 60 milioni di cristiani, 80 milioni di indù, 10 milioni di buddisti (in Afghanistan e lungo la Via della Seta), più 120 milioni di cristiani e animisti in Africa.[1]

Su Internet, testi di questo tipo corrono a notevole velocità; e questo è scritto in un inglese talmente semplice da essere traducibile persino da un neocon italiano. Per cui presumo che lo troveremo presto anche in italiano, se non c'è già.

L'affermazione viene fatta da un certo Bill Warner, in un'intervista aFront Page Magazine, il principale organo planetario dell'islamofobia.
270 milioni di vittime del Jihad e altre bufale
Bill Warner

Bill Warner compare come direttore del Center for the Study of Political Islam, che si presenta a sua volta come un "team di esperti" di "scienze politiche, scienze, storia, studi classici greco-latini, statistica, fisica e filosofia".

Peccato che il sito non specifichi:

1) chi siano questi esperti

2) chi sia Bill Warner [2]

3) dove si trovi la sede del presunto centro studi

Approfitto del fatto che il revisionismo/negazionismo non è ancora reato in Italia (appena lo diventa, mi autodenuncerò per questo post, se me lo ricordo) per fare una breve analisi critica.

E' un'analisi non documentata, sia perché non ho molto tempo, sia perché spetta a chi fa affermazioni straordinarie portare le prove.

Se qualcuno scrive che Berlusconi è stato assassinato "alcuni anni fa" durante una visita in Birmania e sostituito da un sosia, non spetta a me studiare tutti gli spostamenti di Berlusconi per dimostrare che non è mai stato in Birmania. Spetta a lui, quantomeno, specificare la data precisa e la fonte.

Infatti, Bill Warner non cita la pur minima fonte per le sue affermazioni.

Mettiamo da parte ogni opinione sulle conquiste islamiche; e anche l'ovvia obiezione che il soggetto conquistatore - la comunità islamica unita e combattente - è sparito dalla storia meno di trent'anni dopo la morte di Muhammad. Dopo, non è stato "l'Islam" a fare questo o quello, ma innumerevoli gruppi, capi, tribù e stati in lotta soprattutto tra di loro, che hanno agito anche come musulmani.

Le prime conquiste islamiche hanno qualcosa in comune con laconquista spagnola delle Americhe. In entrambi i casi, ad agire erano giovani irrequieti e marginali, dotati di un coraggio fuori dal comune, che combinavano un'indubbia fede al desiderio di arricchirsi.

Il caso dell'India è particolarmente interessante, perché - come il Messico per i cristiani - fu il primo incontro tra un agguerrito monoteismo e una civiltà che possiamo chiamare "pagana".

Il Sindh - l'attuale Pakistan meridionale - fu conquistato da un giovane arabo di diciassette anni, Muhammad bin Qasim Al-Thaqafi; i conquistatori furono spietati con chi resisteva e provarono la stessaorripilata meraviglia dei conquistadores davanti alla civiltà aliena che appariva loro davanti, anche se furono molto più tolleranti nei confronti della religiosità locale.

Il parallelo è interessante, perché sappiamo che molta gente è effettivamente morta in seguito alle conquiste spagnole. Per stimare approssimativamente il numero di vittime, basterebbe calcolare la differenza tra quelli che c'erano prima della Conquista e quelli che c'erano dopo.

Gli spagnoli hanno svolto censimenti fiscali, da cui si può dedurre una popolazione - tra area messicana e area peruviana - di circa 3 milioni di persone verso il 1570.[3]

Ma quante ce n'erano prima? Vari demografi si sono messi a fare i conti. Il bello è che alla fine le loro stime sulla popolazione precolombiana delle Americhe variano da 8 milioni a 112 milioni.Avete indovinato - le cifre riflettono abbastanza rigorosamente le idee politiche dei demografi in questione.[4]

Per il Medio Oriente del settimo secolo - figuriamoci per l'Afghanistan o il Sindh - manca ogni certezza sulla popolazione preislamica, come su quella successiva alla conquista islamica.

Per dirla con un'elegante formula matematica, la cifra esatta delle "vittime del jihad" quindi è ? - ? = ?

Senza aver fatto particolari studi a riguardo, sospetto però che il numero dei morti nelle varie conquiste islamiche sia stato molto minore di quello provocato dalle conquiste spagnole nelle Americhe.

Innanzitutto, ricordiamo che la grandissima maggioranza dei morti nelle Americhe fu dovuta a una serie di malattie - vaiolo, morbillo e altro - rispetto a cui gli abitanti erano indifesi. Malattie che si combinavano in maniera devastante con un generale sradicamente sociale, economico e culturale.

Invece, le terre conquistate dai musulmani si trovavano tutte lungo storiche vie di comunicazione, per cui l'impatto in termini di nuove malattie deve essere stato irrilevante.

Sia in Medio Oriente che nelle Americhe, i protagonisti erano un numero relativamente ristretto di giovani avventurieri. Che se avessero voluto veramente sterminare i popoli conquistati, avrebbero dovuto passare tutta la vita in faticosi viaggi di villaggio in villaggio, per poi perdere giornate intere a tagliare teste. I massacri ci furono, e anche terribili; ma nulla in termini di grandi numeri. L'omicidio di massa è diventato uno sport piacevole solo dopo l'invenzione del mitra e dell'aereo.

In realtà, i conquistatori - spagnoli come arabi - hanno fatto lavorare per loro i popoli conquistati e si sono costruiti dei gradevoli harem con le donne locali (Hernán Cortés fu un poligamo comparabile al nostro Presidente del Consiglio).

Ci sono però notevoli differenze anche qui. Gli spagnoli si sono trovati di fronte comunità contadine fondate sulla sussistenza, e hanno dovuto trasformare gli indigeni in minatori, costruttori di strade e di città e produttori di cibi di loro gradimento, proprio mentre ne espropriavano le terre per insediarvi il bestiame. E' facile immaginare cosa abbia significato in termini di crollo dei sistemi produttivi tradizionali.

Gli arabi, invece, si sono in larga misura impossessati di sistemi di sfruttamento già esistenti: il meccanismo per spremere lo spremibile dai contadini persiani non è cambiato granché dai sassanidi ai tempi dell'ultimo Scià.

Senza cadere nel mito della diffusione pacifica dell'Islam, è probabile che i contadini abbiano in genere provato sollievo per il cambio di padroni - un sollievo demograficamente significativo, perché voleva dire mangiare un po' di più e faticare un po' di meno. Infatti, il sistema islamico era relativamente più decentrato di quello bizantino (o di quello spagnolo nelle Americhe), e il centralismo crollò comunque presto: i conquistatori potevano pensare a se stessi, ma non dovevano contribuire molto a lontane corti ed eserciti.

L'archeologia e la genetica ci dimostrano che possono avvenire grandi cambiamenti culturali e linguistici, senza bisogno che una popolazione faccia fuori un'altra: il genetista inglese Stephen Oppenheimer ha recentemente dimostrato che gli attuali abitanti delle isole britanniche hanno ancora oggi molto di più in comune, in termini di DNA, con i baschi che con i celti e poi con i germani di cui hanno preso successivamente lingua e cultura.

Riguardo a questa questione, bisogna distinguere tra le conquiste arabe in Africa e quelle arabe e poi turche in Oriente. Nel primo caso, abbiamo una grande diffusione linguistica, soprattutto dopo l'anno 1000, però - quasi quattro secoli dopo la fine dell'unità islamica. Molti nordafricani vantano oggi una discendenza araba, anche se sembra che si tratti spesso di una semplice finzione, per avvicinarsi alla famiglia del Profeta.

Invece a est dell'Iraq, non si è diffusa nemmeno la lingua araba. Mentre gli studi genetici dell'attuale Turchia dimostrano che la popolazione attuale - pur parlando una lingua centroasiatica - ègeneticamente affine a quella dei balcani.

Dare i numeri è un'ossessione caratteristica dei nostri tempi. E spararli grossi, pure.

Note:

[1] Non è chiaro se i cristiani del Nordafrica del settimo secolo rientrino tra i 60 milioni di "cristiani" o i 120 milioni di "africani".

[2] Bill Warner, attualmente pensionato, non è precisamente un islamologo. Laureato in fisica, ha lavorato per un certo periodo presso un importante laboratorio di elettronica. Si è poi dimesso, andando a vivere in una roulotte e facendo il venditore ambulante, per poi fondare una ditta che si occupava di risparmio energetico nell'edilizia. Infine, ha trovato lavoro presso la facoltà di ingegneriadella Tennessee State University sorta come una specie di istituto professionale superiore per soli neri.

Esiste un "investigatore privato" in Florida con lo stesso nome, che si dedica a chiudere siti islamici e ad accusare altri neocon di essere agenti di al-Qaeda, ma che nega di essere il Bill Warner di cui stiamo parlando qui.

[3] Queste statistiche non ci dicono nulla sull'America del Nord o su altre terre non in mano agli spagnoli.

[4] Si veda Massimo Livi Bacci, Conquista. La distruzione degli indios americani, Il Mulino, 2005.

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