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06 aprile 2015

La Costa Rica usa solo energie rinnovabili

Da Internazionale


La cascata del rio Celeste nel parco nazionale del vulcano Tenorio, nella Costa Rica. - Juan Carlos Ulate, Reuters/Contrasto
La cascata del rio Celeste nel parco nazionale del vulcano Tenorio, nella Costa Rica. Juan Carlos Ulate, Reuters/Contrasto
La Costa Rica sta funzionando senza usare nessun tipo di combustibile fossile da ben 75 giorni.
Grazie alle intense precipitazioni di quest’anno, le centrali idroelettriche stanno generando da sole quasi tutta l’energia elettrica che serve per alimentare il paese. E con l’aiuto dell’energia geotermica, solare ed eolica, non c’è bisogno di un grammo di carbone o di petrolio per tenere le luci accese.
Naturalmente la Costa Rica ha molti vantaggi: è un paese piccolo, ha meno di cinque milioni di abitanti, la sua industria manifatturiera non richiede molta elettricità, e ha molti vulcani e altre caratteristiche topografiche adatte allo sfruttamento delle energie rinnovabili.
In ogni caso, fare a meno dei combustibili fossili è un gesto nobile e importante per un paese di qualunque dimensione.
La Costa Rica non è l’unica nella regione a essersi impegnata nel campo delle rinnovabili. Bonaire, un’isola dei Paesi Bassi che si trova al largo delle coste venezuelane, usa fonti rinnovabili quasi al 100 per cento e probabilmente raggiungerà questa soglia con l’aiuto di una risorsa energetica insolita: le alghe.
Guidata dalla Cina, la spesa globale nel campo delle energie rinnovabili sta per registrare i suoi primi profitti in tre anni (anche se la tendenza potrebbe non durare). L’Islanda ricava già tutta la sua elettricità da fonti rinnovabili, e circa l’85 per cento della sua energia è prodotto da impianti geotermici e idroelettrici. E altri tre paesi europei (Svezia, Bulgaria ed Estonia) hanno già raggiunto i loro obiettivi di sfruttamento delle rinnovabili che avevano stabilito per il 2020.
La Danimarca, che ricava il 40 per cento dell’energia dall’eolico, rinuncerà completamente ai combustibili fossili entro il 2050. Tuttavia, come hanno fatto notare alcuni danesi, quando si usano solo le rinnovabili i combustibili fossili continuano a essere necessari come piano di riserva: per esempio, se non soffia abbastanza vento o se il Sole non splende abbastanza per alimentare gli impianti.
Resta il fatto che l’aumento dell’uso delle energierinnovabili ha reso poco redditizie molte centrali elettriche convenzionali e i proprietari stanno cercando di chiuderle.
In Costa Rica un’eventuale siccità comprometterebbe gravemente la fornitura idroelettrica del paese. Probabilmente è per questo che il governo ha approvato un progetto geotermico da 958 milioni di dollari. Anche se il piano è finanziato in gran parte dal Giappone e dalla Banca europea degli investimenti, la Costa Rica ha potuto investire tanti fondi nell’energia rinnovabile perché non spende i suoi soldi per la difesa: il paese, infatti, non ha un esercito dal 1948.
(Questo articolo è uscito su Quartz. Traduzione di Floriana Pagano)
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06 febbraio 2013

La Cina, leader della classifica mondiale sugli investimenti in energia rinnovabile

Dal blog 1984.







Considerazioni sul settore dell'energie rinnovabili in Cina

Dall'inizio del nuovo millennio la Repubblica Popolare Cinese sta vivendo uno sviluppo vertiginoso, che ha portato ad un aumento annuo del 10% del P.I.L. ( 10 084 369 milioni di $ nel 2010), ad una crescita incredibile della popolazione che ha raggiunto la cifra record di 1.336 milioni di persone(stima del 2011), nonostante tutte le disposizioni governative per il contenimento delle nascite, e ad un innalzamento del P.I.L. pro capite, arrivato a 7.000 $ pro-capite(stima del 2011), un livello al di sotto degli standard dei paesi sviluppati ma che il governo nel 12° piano quinquennale si è ripromesso di innalzare il prima possibile (uno dei punti fondamentali del nuovo piano insieme allo sviluppo della “green economy” sul territorio cinese). Una crescita cosi vertiginosa, sia della popolazione (unita all'aumento del tenore di vita), sia del reparto industriale, ha determinato un aumento del consumo di energia (un consumo più che raddoppiato) soprattutto nei primi anni del 2000.

La produzione energetica interna cinese si basa essenzialmente sullo sfruttamento del carbone, grazie alle grandi riserve nel sottosuolo cinese, che copre nel 2011 quasi il 79% della produzione energetica della Cina, mentre il petrolio e il gas naturale, sfruttati soprattutto nei paesi occidentali, Europa e Stati Uniti, hanno un impatto minore, vista la scarsità di tale risorse sul territorio cinese (la produzione cinese di petrolio è intorno allo 0,9% della produzione mondiale con una previsione di esaurimento scorte tra una decina d’anni). Dal 2001 al 2010, in coincidenza dell’aumento del consumo energetico cinese si è visto un innalzamento di 2 punti percentuale della produzione delle energie rinnovabili rispetto al totale di produzione, con una forte predilezione per il settore idroelettrico, che ha visto un aumento nello stesso periodo del 160% e una quota sul totale della produzione che è passata dal 5,6% al 7,14%.

La necessità di far fronte ad un sempre più alto consumo di energia, dovuto all'aumentare della popolazione e del benessere sociale, e alla crescita industriale, la volontà di non dipendere in futuro dall'importazione di petrolio o dall'estrazione di carbone, hanno determinato una particolare attenzione del Governo cinese verso lo sviluppo delle energie rinnovabili, che vede in questo una sfida cruciale per il futuro del paese. Le politiche governative sull'energia rinnovabile hanno dato stimoli ed una maggiore sicurezza agli investitori sia cinesi che stranieri, dando vita ad una crescita senza precedenti degli investimenti sulle renewable energy  in Cina, spinti anche dalla crescente domanda di energia nel territorio.

E’ interessante notare come gli investimenti in Cina dal 2004 al 2011, crescano più rapidamente degli investimenti mondiali, sintomo dell’attenzione della politica governativa nello sviluppo delle energie rinnovabili del paese e dell’alta attrattiva degli investimenti esteri ed interni nel mercato delle energie rinnovabili in Cina, per i motivi sopracitati. Non a caso, mentre nel 2009 si vede una flessione degli investimenti mondiali, la Cina ha visto un aumento del 54% degli investimenti. Sempre nello stesso anno notiamo una flessione generale con la riduzione del 40% circa degli investimenti negli Stati Uniti ed in Brasile, e del 10% in India. L’unica zona oltre alla Cina a non aver subito flessioni è l’Europa, che si deve però accontentare del solo 1,2% di aumento degli investimenti.
Ripartizione degli investimenti mondiali sulle energie rinnovabili in Miliardi di $
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Totale
Stati Uniti
7,4
11,2
27,2
28,5
37,7
22,5
32,5
50,8
217,8
Brasile
0,4
1,9
4,3
9,3
12,7
7,3
6,9
7,5
50,3
Europa
18,6
27,7
37,4
57,8
67,1
67,9
92,3
101
469,8
Cina
2,2
5,4
10
14,9
24,3
37,4
44,5
52,2
190,9
India
2
2,9
4,7
5,6
4,7
4,2
7,6
12,3
44
Resto del Mondo
8,8
11,7
12,9
20,4
20,1
21,6
36,1
33,6
165,2
Totale
39,4
60,8
96,5
136,5
166,6
160,9
219,9
257,4
1138

Nello specifico, per quanto riguarda gli investimenti nei vari settori delle energie rinnovabili, nel 2011 si è data una maggiore preminenza per l’eolico, che si è aggiudicato il 60% degli investimenti, seguito dal solare, con il 25%. Anche nel 2009 l’eolico ricopriva la maggioranza dell’investimento, ben il 72%, mentre il solare solo il 9%. Infine l’ultima considerazione è sull'energia idroelettrica, uno dei settori che ha avuto più finanziamenti pubblici negli ultimi anni, con un aumento fino a 30 GW di potenza negli ultimi 4 anni, con tante installazioni, come la oramai famosa Centrale idroelettrica delle Tre Gole, la più grande del mondo, completata nel 2011.

E’ interessante analizzare le diversità di investimento sulle energie rinnovabili. Si nota come nel 2009 dei 37 Miliardi di $ investiti, 33 sono dedicati ad investimenti materiali, mentre solo 1,6 alle capitalizzazioni di nuove società attive nella ricerca e nello sviluppo delle energie rinnovabili, di cui 1,3 provenienti da capitali pubblici. Gli 1,3 Miliardi di $ sono gli stessi investimenti dedicati dai governi degli Stati Uniti e d’Europa, i leader nella ricerca sulle energie rinnovabili, insieme alla Cina, mentre sono gli investimenti in R&S privati con i 0,3 Miliardi di dollari investiti dalle imprese ad essere al di sotto della media europea e statunitense(1 Miliardo a testa). Un segno che la Ricerca e Sviluppo in Cina si fonda quasi totalmente sugli investimenti del settore pubblico. Il restante dei finanziamenti in Ricerca e Sviluppo sono dedicati a progetti di piccole dimensioni, a cui la Cina dedica storicamente poche risorse( per esempio nel 2011 sono stati dedicati a questi tipi di progetti solo 0,7 Miliardi di $, cioè l’1% delle risorse mondiali), a differenza di ItaliaGermania e Giappone.



Per terminare, si deve inoltre dare uno sguardo alle peculiarità degli investimenti materiali. Infatti, la presenza irrisoria di venture capital e fondi di private equity(finanziamenti che l'azienda ottiene in cambio di un'alto tasso di interesse) è un segno che per il finanziamento dei propri progetti le aziende cinesi o che operano in Cina hanno la possibilità di trovare fondi con interessi meno onerosi ma sempre a medio-lungo termine, grazie soprattutto alla politica governativa(una tendenza in aumento come si può vedere dai grafici situati sopra). Un’altra considerazione invece è la minima presenza degli investimenti per piccoli progetti, segno che la politica sulle energie rinnovabili viene determinata dai grandi piani realizzati dal governo centrale, e che nel settore vi sono aziende di notevole grandezza, con un ampia fetta di mercato, tipo la famosa Suntech, una delle più grandi produttrici mondiali di pannelli fotovoltaici.

Grazie alle necessità, alla struttura economica, alla politica governativa e al boom economico che sta vivendo, la Cina si è affermata in questi ultimi anni come leader nel settore delle energie rinnovabili, sia nel campo dei nuovi investimenti soprattutto nel settore idroelettrico ed eolico, della R&S, che della produzione di energia elettrica derivante dallo sfruttamento del vento, dalle centrali idroelettriche e dagli impianti geotermici(nel solare copre la 3° posizione mondiale sia negli investimenti che nella produzione data dallo sfruttamento dell’energia solare).

Il Governo cinese ha compreso da tempo come lo sviluppo e la produzione delle energie rinnovabili sia una delle sfide cruciali del futuro ed è disposto ad investire in tal senso, anche perché vari studi fatti da istituti governativi hanno rilevato come la Cina sia ricca di fonti rinnovabili. Essenzialmente sono due le ragioni della grande attenzione delle istituzioni cinesi verso lo sviluppo delle energie rinnovabili, la prima è dovuta a considerazioni di politica interna, poiché è l’unico modo per assicurare il fabbisogno energetico del sistema privato cinese, da una decina di anni in vertiginoso aumento, oltre che ad essere una grande opportunità dal punto di vista dell’evoluzione del sistema economico cinese, poiché, come ha sottolineato il Premier Wen Jiabao al “World Economic Forum” a Davos nel 10 Settembre del 2009, la Cina ha bisogno di trasformarsi da economia a basso costo ad una ad alta intensità tecnologica, e lo sviluppo della green economy può attrarre tecnologia e competenze necessarie allo scopo generale. Il secondo motivo è dato dalla possibilità di diventare leader nella produzione di un settore in continua crescita, con esportazioni in aumento, dando vita ad imprese nazionali con un futuro florido assicurato per molto tempo, investendo nella ricerca e sviluppo e nell'aumento della produzione per diminuire i costi delle energie rinnovabili.

Seppure la svolta politica governativa cinese verso la green economy degli ultimi anni non sia certo dovuta a considerazioni ecologiche ma prettamente economiche, questa è molto efficacie ed ha sicuramente dato un contributo decisivo nello sviluppo del settore privato cinese, anche se è molto lontano il tempo della sua maturazione, cioè il momento in cui saprà viaggiare con le proprie gambe e che sarà in grado di coprire almeno la metà del fabbisogno nazionale.

Questo articolo è un'estratto di un documento più ampio sulle politiche governative cinesi nel settore delle energie rinnovabili.

Dati presi principalmente dai documenti:

-"UNEP, “GLOBAL TRENDS IN RENEWABLE ENERGY INVESTMENT 2008 - 2009 - 2010 - 2011"
-"Ernst&Young, “Renewable energy country attractiveness indices”, 2012"
Per saperne di più sulle politiche governative cinesi nel settore delle energie rinnovabili, contatta questa e-mail: matt2011@rocketmail.com


In Cina l'energia eolica supera quella nucleare! 

(dal blog Giù le mani dalla Cina!)

E mentre in Occidente le lobby nucleari insistono con le centrali atomiche per produrre energia elettrica e la Francia invade addirittura militarmente il Mali per controllarne le risorse di uranio, la Repubblica Popolare Cinese avanza, lentamente ma con determinazione, verso soluzioni alternative. «L’energia eolica ha superato il nucleare diventando la terza più grande fonte energetica della Cina». La notizia viene confermata dalle colonne del Quotidiano del Popolo, l’organo di informazione del Comitato centrale del Partito comunista cinese.
Secondo i dati forniti dalla China Wind Energy Association (CWEA), l’energia eolica in Cina nel 2012 era pari a 100,4 miliardi di kWh, cioè il 2% della produzione totale di energia elettrica del Paese. Il presidente della CWEA He Dexin ha sottolineato come «l’ultimo dato ha dimostrato che l’utilizzo in Cina di energia eolica ha superato l’energia nucleare, ma è ancora indietro rispetto all’energia termoelettrica e idroelettrica». Stando all’analista energetico Li Linghuan: «questo cambiamento è in linea con gli sforzi del governo per aumentare l’utilizzo della nostra energia rinnovabile come un mezzo per ridurre le emissioni di carbonio e ridurre dipendenza dai combustibili fossili».
Gli studi della CWEA dicono che in Cina nel 2013 verranno installati altri 18 gigawatt di eolico, e i governi locali hanno accelerato l’approvazione dei progetti eolici “Power Generation” dall’inizio di gennaio. «Per esempio – scrive il Quotidiano del Popolo -  la Commissione per lo sviluppo e la riforma della provincia di Hunan il 9 gennaio ha approvato tre progetti eolici, con un investimento complessivo di 1,35 miliardi di yuan (217milioni di dollari). Il giorno dopo, la China Datang Corp Renewable Power Co  ha annunciato che due progetti per la produzione di energia eolica erano stati approvati dalle autorità nelle province di  Shandong e Chongqing».


20 luglio 2011

Iraq, Libia, Strauss-Kahn. E se non avessimo capito nulla?



Questo articolo avevo iniziato a scriverlo il 28 giugno come si può verificare dall’immagine allegata. Poi per lavoro, mancanza di tempo e un pizzico di “pigrizia” non l’avevo terminato. 
Ma dopo la notizia ufficiale di oggi (01 luglio 2011), che mi ha fatto “sobbalzare” mentre la ascoltavo in radio, nella quale i giudici affermano che la, ormai famosa, cameriera che accusava Strauss-Kahn si fosse inventata tutto non ho potuto fare a meno di finire “il pezzo” e pubblicarlo!
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Come molti, ho sempre creduto che l’attacco perpetrato da parte dell’impero statunitense contro l’Iraq fosse dettato dalla volontà di controllare il petrolio del terzo Paese al mondo per riserve petrolifere più che dalla “pia” umanità di salvare il popolo iracheno e quelli vicini da un “pazzo sanguinario” come Saddam Hussein.
Come molti non avevo mai creduto alle “armi di distruzione di massa” nascoste da Saddam in qualche sperduto posto di quella meravigliosa terra da cui la “civiltà” del mondo occidentale ebbe inizio, la “mezzaluna fertile ” dei Sumeri primo popolo “sedentario” di cui si abbia contezza.
Come molti ho ritenuto che quella “scusa” (insieme a molte altre, a dire il vero, di cui magari un giorno parleremo) fosse stata raccontata dal governo USA per “addolcire” l’opinione pubblica statunitense e mondiale e poter così andare a mettere le loro insanguinate mani sull’oro nero iracheno, magari perché consci del fatto che entro breve la quantità di petrolio diminuirà molto e chi controlla i “paesi che galleggiano su di esso” controllerà l’economia e, quindi, avrà l’egemonia sul mondo. Convinzione che diventa più forte con i recenti “accadimenti” in Libia, anch’esso discreto produttore di petrolio di ottima qualità(anche se la Libia possiede solo il 2% delle riserve mondiali, può vantare ben il 10% del rimanente sweet light crudepresente al mondo. Il petrolio di migliore qualità, con il suo contenuto di zolfo di ben sei volte inferiore al pur ottimo greggio saudita) e buon produttore di gas.
Credevo che, ancora una volta, gli “imperialisti yankee” avessero allungato le loro lunghe braccia di morte per il controllo delle risorse energetiche!
Poi succede una cosa che sembra avere poca attinenza con Iraq e Libia. L’arresto dell’ex presidente dell’FMI Dominique Strauss-Kanh a New York.
Anche questo un fatto “dai molti lati oscuri” ma che molti hanno messo in correlazione con le vicine elezioni francesi e la bagarre tra Sarkozy e Strauss-Kahn che in queste avrebbero dovuto sfidarsi.
Mi capita, però, di leggere recentemente un articolo molto interessante di Attilio Folliero, pubblicato addirittura il 12 di febbraio 2011 dal titolo: “Verso il tramonto del dollaro: anche Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI, chiede l’abbandono del dollaro”.
Venni come colpito da un fulmine e tutto mi sembrò molto più chiaro. Vidi il sottile filo che tutto collegava. Ebbi la classica “intuizione” e cominciai ad informarmi più approfonditamente.
Scoprii innanzi tutto di non essere stato il solo e neanche il primo a collegare “l’incollegabile”.
Scoprii (o meglio collegai, perché questo l’avevo letto) che Saddam Hussein propose all’Opec di abbandonare l’utilizzo del dollaro per la compravendita del petrolio e, anzi, l’Iraq stesso iniziò ad accettare altre monete per la compravendita del suo petrolio e trasferì in euro tutte le sue riserve.
Scoprii che Gheddafi fu il principale “iniziatore” del pagamento senza dollari né euro il quale fece, recentemente, un ulteriore appello al mondo arabo ed africano affinché si adottasse una valuta unica – il dinaro d’oro, moneta che si tentò di reintrodurre per prima in Malesia.
Scoprii che anche lo “stupratore” Dominique, addirittura dall’alto della presidenza dell’FMI ebbe il “coraggio” di affermare in un incontro a Washington quello che molti pensano, ma non osano pronunciare: è necesario abbandonare il dollaro! Queste le sue parole di qualche mese fa’: “Sarebbe intellettualmente apprezzabile esaminare la creazione di una nuova valuta di riserva globale per limitare la dipendenza dal dollaro”
Scrive Folliero:
La notizia,  con l’eccezione del Guardian di Londra, ovviamente non trova spazio nei media ufficiali, controllati dal capitale USA. E’ alquanto strano che il segretario del FMI arrivi a pronunciare tali parole. Come mai? Che cosa c’è dietro? Tre sono le ipotesi plausibili: la prima è che dietro tale affermazione ci siano gli stessi Stati Uniti e quindi prenderebbe peso l’ipotesi che gli USA abbiano intenzione di sostituire il dollaro con una nuova moneta, l’amero, di cui tanto si è parlato in Internet (vedasi nostro articolo: “Il destino del dollaro”); la seconda ipotesi è che l’FMI diretta dal francese Dominique Strauss-Kahn è ormai sfuggiata al controllo degli USA e si stia schierando con i nuovi capitalismi in ascesa; la terza ipotesi è che ci troviamo di fronte ad una persona che esprime una libera opinione sulla realtà esistente. Tra l’altro, Strauss-Kahn in questo incontro ha aggiunto che è necessario agire con urgenza perchè i conflitti all’interno del sistema finanziario mondiale potrebbero portare al caos nel mondo.
In ogni caso se la ragione di queste sue affermazioni fosse da ricercare in una delle ultime due ipotesi, è facile aspettarsi una reazione da parte degli USA, potenza in decandenza che non accetterà facilmente di farsi da parte. Gli Usa, in questo momento sono come le bestie ferite che lottano disperatamente fino alla fine. Dominique Strauss-Kahn, uno degli uomini più potenti del mondo, con questa sua esternazione potrebbe essersi giocato il suo futuro.
Parole quasi profetiche!
Ai posteri l’ardua sentenza.
PS: il discorso dovrebbe essere affrontato in maniera più articolata e profonda ma la solita mancanza di tempo mi impedisce di farlo ad

07 giugno 2011

Nucleare, piccola guida contro la disinformazione.

Prendo spunto da questo delirante articolo di Marco Cattaneo per proporre ai lettori una piccola guida contro la disinformazione riguardo il nucleare e gli altri modi di produrre energia elettrica.

-Il referendum è sulla costruzione di impianti nucleari. Non ci sarà nessuna conseguenza riguardo la ricerca, che ricordo in Italia è quasi esclusivamente PUBBLICA e come tale soggetta solo alle decisioni della politica e non del mercato. Al contrario anzi il fatto che si salti la costruzione di centrali di c.d. "terza generazione" può dare maggiore impulso alla ricerca su quelle di generazione successiva.

-Il referendum non è inutile. Se così fosse Berlusconi non si sarebbe impegnato così tanto per boicottarlo.

-Il referendum non è una scelta tra nucleare e combustibili fossili, ma tra nucleare e TUTTE le altre forme di produzione disponibili tra cui anche tutti i tipi di energie rinnovabili che hanno anno dopo anno sempre maggior incidenza raggiungono nella soddisfazione del fabbisogno nazionale. Esistono già regioni europee come la Navarra, in Spagna, che coprono pressocchè il 100% del proprio fabbisogno energetico con le rinnovabili.

-E' falso che le rinnovabili non possono coprire l'intero fabbisogno nazionale. Dati forniti da Cattaneo al contrario dimostrano che già ora, che siamo appena agli inizi, le rinnovabili coprono già una quota significativa del fabbisogno nazionale pari ad almeno il 22%.

-E' falso che di notte o quando c'è vento bisognerebbe per forza ricorrere al gas o al carbone. L'energia, lo sapeva già Alessandro Volta, alla fine del '700 è immagazinabile in pile, batterie, accomulatori ed usabile "on-demand" come ben sanno quelli che vivono in quei rari condomini che già hanno installato pannelli solari o pure voi, pensate ai vostri telefonini o ai vostri portatili, pensate alle automobili che fanno il pieno di energia e poi, chissà come fanno, riescono a funzionare pure quando sono staccate dalle pompe di benzina. Se il problema è non poter usare mai il massimo del potenziale energetico delle varie fonti, che si installino più pannelli solari o turbine sui palazzacci già esistenti, di fianco alle antenne televisive, senza alcun danno, neanche estetico(anzi) per l'ambiente.

-Falso che negli ultimi 25 anni ci siano stati solo 2 incidenti gravi. Per esempio nel 2008 a Vandellos, Spagna (nell' orribile foto: è così che volete trasformare le nostre coste?) ci fu una notevole fuga di radiazioni , e il governo spagnolo fu costretto a sminuire la gravità della cosa. Qui trovate una lista incompleta di altri incidenti.

-Falso che le altre forme di produzione di energia siano più pericolose. I 2 milioni di morti annui di cui si favoleggia, non sono causati dall'inquinamento ma in nella grande maggioranza da infortuni sul lavoro (è la miniera non sicura che provoca la morte a prescindere che sia di carbone o di rame) e come problema di sicurezza sul lavoro dovrebbero essere trattati. Non è un caso che la cifra di morti sul lavoro sia proprio di 2 milioni di morti. Aggiungo che carbone e gas non producono mutazioni genetiche e malformazioni e neanche producono problemi ambientali di durata tanto elevata (25000 anni) a quella del nucleare. E che con le rinnovabili avranno sempre meno importanza. Chiaramente anche per il nucleare dipende dall'entità dell'incidente ma mi risulta che a 60 anni di distanza l'incidenza di tumori nelle zone di Hiroshima e Nagasaki, come Chernobyl sia di molto superiore alla media. Se così non fosse non si capirebbe perché gli esperimenti con le bombe vengono fatte nei deserti o in isole sperdute come Mururoa .

-Comprare l'energia dall'estero non è né cinico né ipocrita, è solo logico e razionale: è la più pura teoria liberista (liberisti dei miei stivali), è la Teoria dei Vantaggi Comparati di David Ricardo secondo la quale un paese ha più convenienza a specializzarsi nella produzione di alcuni beni che riesce a produrre "meglio" e comprare i beni  che non produce (o che non produce a sufficienza) dall'estero piuttosto che tentare di essere "autosufficiente" sprecando in malo modo risorse preziose. In un mondo globalizzato in cui importiamo ed esportiamo di tutto non si capisce questa specie di protezionismo solo per il settore energetico.

-Il nucleare non diminuisce la dipendenza energetica dall'estero ma l'aumenta. Sia in fase di pre-produzione perché le centrali nucleari hanno bisogno di uranio(le cui scorte sono in fase di esaurimento e il cui prezzo di conseguenza in salita) per funzionare e in Italia non ne abbiamo o comunque non a sufficienza e quindi dovremmo comprarlo dall'estero. Poi in fase di post-produzione dovremmo pagare qualche stato africano per prendersi le nostre belle scorie radioattive che non sapremmo dove mettere(ancora ce ne avanzano delle vecchie centrali degli anni 60 in disuso da 25 anni).

-L'Italia non paga la propria energia il doppio degli altri paesi, semmai è il contrario. Come ha ben scritto Antonio Rispoli su Julie News " L'Italia non importa energia nucleare dalla Francia, ci specula. Vediamo un po' perchè. La Francia ha tantissime centrali nucleari, che - tra le varie caratteristiche negative - si caratterizzano dal fatto di non poter essere spente facilmente (le procedure di spegnimento possono durare da giorni a settimane). Quindi la Francia la notte produce molta più energia di quella che può consumare. E quindi, piuttosto che farla disperdere, ce la vende sottocosto, anche rispetto al normale prezzo notturno dell'energia (più basso del normale). L'Italia usa questa energia per far funzionare le pompe che riempiono di acqua i laghi artificiali delle centrali idroelettriche. Poi di giorno, quando il prezzo dell'energia sale, si fa scaricare l'acqua, si produce energia elettrica e la si vende all'estero ad un prezzo di almeno 5 volte superiore a quello a cui l'abbiamo acquistata dalla Francia."

- Il nucleare è la fonte di energia più costosa. Nel 2010 è avvenuto lo storico sorpasso delle rinnovabili. 

Il 26 luglio 2010 dovrebbe essere ricordato come una data storica: il New York Times ha pubblicato uno studio di John Blackburn, docente di economia presso la Duke University, nel quale si legge che il costo di un kilowattora prodotto con il solare fotovoltaico ha raggiunto i 16 centesimi di dollaro, meno rispetto al kilowattora prodotto da una centrale nucleare (dai 18 ai 22 centesimi di dollaro, calcolando anche i costi di trasporto dell'energia).
Mentre negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico e' sempre diminuito, quello di un singolo reattore nucleare e' passato dai 3 miliardi di dollari nel 2002 ai 10 nel 2010.
Secondo Blackburn, uno Stato come il Nord Carolina potrebbe tranquillamente far fronte alle proprie necessità energetiche complessive ricorrendo soltanto alle fonti solare ed eolica.
(Fonte: Ecquologia)
Nella foto il grafico mostra l'andamento dei prezzi delle due fonti energetiche.

Dunque per quale motivo dovremmo preferire il nucleare non solo alle rinnovabili ma anche ai meno costosi e meno inquinanti Gas e carbone?

Per lo meno non abbiamo dovuto leggere la bufala che il nucleare di terza o di quarta generazione (che non esiste ancora, quello che si voleva fare in Italia comunque era di terza) è sicuro.



03 giugno 2011

Ad Annozero, Testa e il Pdl promuovono il nucleare con le menzogne

ANCORA UNA VOLTA, LA FIERA DELLE SCIOCCHEZZE VA A TUTTO GAS



Ad Annozero, Testa e il Pdl promuovono il nucleare con le menzogne

Ad Annozero, Testa e il Pdl promuovono il nucleare con le menzogne
ore 09:54 - MILANO - Trasmissione desolante quella di ieri di Annozero, per la quantità di informazioni sbagliate che sono state raccontate in trasmissione. A complicare la situazione, la persenza di Celentano, che farà impennare lo share, ma in quella che doveva essere una trasmissione sui dati tecnici è completamente fuori luogo, dato il suo noto non elevato livello culturale.
Vediamo un po' i dettagli

1) Il governo ha abolito il progetto di centrale nucleare. La legge approvata di recente, non abolisce, ma sospende la costruzione di centrali nucleari. Una sospensione che può essere revocata con un semplice decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, due righe scritte e si ordina la costruzione di centrali nucleari senza altro impegno.
2) "Alle sette della sera a febbraio, c'è il picco di consumi, di 60 Gw. Come si raggiunge con le centrali convenzionali?". Questa è la domanda fatta dal professor Franco Battaglia, più volte. Ora, a parte che il dato è falso (il picco del consumo, di 57 Gw e non di 60, è stato raggiunto sempre nei mesi di luglio ed agosto, tra le 11 e le 17), chi l'ha detto che alle sette della sera fotovoltaico ed eolico non producono energia? D'inverno, un impianto fotovoltaico messo sul tetto di una casa di città, alle sette di sera, producono circa 0,3-0,5 kilowatt ogni 10 metri quadri. Proprio poco non è.
3) "Nel mondo muoiono 2 milioni di persone per l'estrazione del carbone e per le centrali a carbone". Altra affermazione del Presidente dell'Enel Chicco Testa, alla quale si è lamentato che nessuno abbia risposto. La risposta è semplice: si chiudono. Man mano che aumenta la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili, si chiudono tutte le centrali inquinanti. Il punto è semplice. Anche perchè comunque in Italia si producono già adesso 20 Gw di energie rinnovabili. Basta triplicare questo dato e non abbiamo bisogno di altro.
4) "Nei prossimi 10 anni si spenderanno 50 miliardi di euro per le rinnovabili". Il dato è in un documento presentato dal governo, la cui attendibilità però è vincolato ad un dato di cui nessuno parla. Infatti, i 50 miliardi sono quelli di incentivi per le energie rinnovabili "e assimilate". E il trucco sta tutto in questa parola. Infatti la parola "e assimilabili" nasconde i miliardi di euro che ogni anno vengono regalati alle società che gestiscono gli inceneritori (circa 4 miliardi all'anno, cioè l'80% degli incentivi concessi alle rinnovabili). Quindi facciamo una cosa: azzeriamo gli incentivi per gli inceneritori e abbiamo risparmiato risorse per il vero rinnovabile. Se l'Italia paga una bolletta elettrica più alta, rispetto ai Paesi vicini, è proprio perchè si sprecano tanti miliardi per gli inceneritori.
5) "Importiamo energia nucleare dalla Francia". Questa è la menzogna numero 1 da decenni. L'Italia non importa energia nucleare dalla Francia, ci specula. Vediamo un po' perchè. La Francia ha tantissime centrali nucleari, che - tra le varie caratteristiche negative - si caratterizzano dal fatto di non poter essere spente facilmente (le procedure di spegnimento possono durare da giorni a settimane). Quindi la Francia la notte produce molta più energia di quella che può consumare. E quindi, piuttosto che farla disperdere, ce la vende sottocosto, anche rispetto al normale prezzo notturno dell'energia (più basso del normale). L'Italia usa questa energia per far funzionare le pompe che riempiono di acqua i laghi artificiali delle centrali idroelettriche. Poi di giorno, quando il prezzo dell'energia sale, si fa scaricare l'acqua, si produce energia elettrica e la si vende all'estero ad un prezzo di almeno 5 volte superiore a quello a cui l'abbiamo acquistata dalla Francia. Ma non c'è bisogno di importarla per le nostre necessità.

Per il resto, rimando per alcuni dettagli tecnici a questo editoriale (http://www.julienews.it/notizia/cyber-scienza-e-gossip/quanto-costa-una-centrale-nucleare/78363_cyber-scienza-e-gossip_5.html?page=1)  sui costi del nucleare o anche questo (http://www.julienews.it/notizia/cronaca/litalia-puo-svilupparsi-senza-lenergia-nucleare/75993_cronaca_2.html?page=1), sulla produzione possibile di energia elettrica sul fotovoltaico.


16 marzo 2011

Col nucleare giapponese crolla un mondo di lobbysti e disinformatori e nasce un’opportunità di partecipazione popolare

Bisognerebbe proporre che una delegazione di nuclearisti italiani, capeggiata da Chicco Testa, Aldo Forbice e Fabrizio Cicchitto vada a fare un po’ di lampada a Fukushima. Tanto non sta succedendo niente, vero?
Magari Chicco Testa potrebbe portare con sé il glorioso cartello che sfoggiava nell’86 davanti all’ambasciata sovietica di Roma per Chernobyl e che recitava testualmente “A tutti i morti di oggi e domani del nucleare”.
Di sicuro c’è che nella notte a Fukushima ci sono stati altri due botti sui quali nessuna persona seria può giurare rispetto alla natura e alla gravità e l’impianto di raffreddamento del reattore 2, lo ammette NHK, è ufficialmente fuori uso. Almeno altre tre centrali sono seriamente danneggiate e varie decine di persone sono sicuramente già state esposte a radiazioni. Altrettanto sicuro è anche che c’è chi non solo da Fukushima ma dall’intero Giappone sta scappando (per esempio l’intero corpo diplomatico francese) e che anche tra i giornalisti c’è chi scappa perché una cosa è fare gli inviati embedded o al seguito di delegazioni ufficiali e ben altra è andare incontro all’ignoto. Meno sicura, e non è necessario dire che nessuno si augura che succeda, è l’imminenza di una scossa di assestamento oltre il 7° grado Richter, normale dopo una del 9°, ma che andrebbe di nuovo oltre le capacità di sicurezza delle centrali nucleari.
La pratica del “l’avevo detto io” risulta stucchevole ma lo sciacallo non è chi in queste ore fa notare i pericoli del nucleare alla luce della tragedia giapponese. Sciacallo è chi in questi vent’anni di lobbysmo nuclearista ha lavorato di fino, organizzando convegni, mandando omaggini, pagando begli alberghi, e organizzando campagne di stampa truffaldine, come quella del Forum Nucleare Italiano, per superare il referendum degli anni ‘80 e far convincere gli italiani quanto è bello e pulito il nucleare mentre intanto per molti anni si evitava di far crescere eolico e solare e infine si accoltellava il settore delle rinnovabili ucciso in Italia appena pochi giorni fa dal decreto milleproroghe.
E’ una prima evidenza. Al di là di ogni altra considerazione, potenti lobby energetiche hanno lavorato nell’ultimo quarto di secolo per evitare che l’Italia segua il cammino di paesi come Germania o Israele nel campo delle rinnovabili e favorire il ritorno al nucleare. Sono due concezioni opposte di sviluppo. Da una parte uno sviluppo diffuso sul territorio, quasi partecipativo con i cittadini chiamati ad attivarsi per scegliere come vogliono riscaldarsi o illuminarsi. Dall’altro pochi impianti concentrati, ermetici negli investimenti epocali che comportano.
La seconda evidenza, quella giapponese (o dobbiamo aspettare un completo olocausto nucleare per trarre conclusioni?) è già sufficiente per offrire una grande opportunità di partecipazione politica agli italiani al crepuscolo di un berlusconismo che non muore ma continua a fare danni permanenti nel persistente discredito e insipienza dell’opposizione parlamentare. Il Ministro degli interni Bobo Maroni ha scelto di boicottare il referendum per mandarci a mare come volle Bettino Craxi nel 1991 piazzandolo a scuole chiuse e dopo ben due turni amministrativi. Mal gliene incolse a Craxi e fu la vigilia del crollo del sistema del CAF come questa volta il trionfo dei referendum può rappresentare la fine del bunga bunga. Fare il quorum il 12 e 13 giugno avrebbe un significato politico straordinario oltre le insipienze, indecisioni e complicità del centro sinistra alleato di quell’UDC già dichiaratasi favorevole a nucleare e privatizzazione dell’acqua e che nella scorsa campagna elettorale aveva nel programma la balzana idea di venti centraline nucleari regionali (sic).
Il 12 e 13 giugno sarà indispensabile andare in 25 milioni a votare per dire Sì all’energia pulita e no al nucleare, Sì all’acqua pubblica e no a quella privata e Sì alla giustizia uguale per tutti e no al “legittimo impedimento” di uno solo. Sarebbero tre colpi micidiali all’essenza stessa del berlusconismo ma il quorum potrà essere raggiunto solo con uno straordinario impegno civile. Mancano 90 giorni. Segniamoci la data sul calendario e facciamola segnare a tutti. Quella domenica a mare mandiamoci Berlusconi e Chicco Testa.