Visualizzazione post con etichetta All Things Must Pass. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta All Things Must Pass. Mostra tutti i post

29 gennaio 2012

Ciao Presidente


30 novembre 2010

L'addio a Mario Monicelli


Se n'è andato con un colpo di teatro, come in uno dei suoi film, l'ultimo grande della sua generazione, anzi il "nonno" della generazione dei Gassman, dei Tognazzi etc..., l'ultimo testimone di una grande stagione per la cultura italiana. Proprio oggi, che la cultura italiana, dall'università al cinema è in ginocchio.
Una nuova generazione è chiamata a sostituire i grandi padri, tocca a noi.

20 agosto 2010

29 giugno 2010

Dell'Utri condannato, Tartaglia assolto e Taricone schia(n/t)tato

Dell' Utri condannato, ancora, ma tanto non si dimetterà. E si, lo scrivo per quei pochi che magari vivendo all'estero che magari hanno per un attimo pensato che il pluricondannato si fosse dimesso: neanche per idea!
Curioso che nella stessa giornata sia arrivata anche l'assoluzione per il "demoniaco" Tartaglia che, se un errore ha fatto, è stato quello di un atto solo simbolico. 

Un simbolo, come quel Pietro Taricone che si è andato a schiantare ieri per una stupida bravata. Un simbolo della mediocrità e del nulla berlusconiano.
Del successo cercato con le scorciatoie, senza impegno e senza talento.

Un mediocre , di certo non "un'intelligenza inquieta", come qualche bontempone ha scritto nel suo coccordrillo di oggi. E d'altronde un'intelligenza quieta o inquieta non avrebbe certo fatto quello che ha fatto con una figlioletta piccola, dopo i 2 incidenti mortali negli ultimi due mesi nello stesso centro.
Dopo Mike e Raimondo fantastico tris. Ancora simbolicamente l'ossatura della propaganda berlusconiano cade pezzo dopo pezzo, come a testimoniare l'inizio della fine di un' epoca (di merda, ma pure sempre un'epoca), un'epoca che a me appare già da tempo preistorica.
Immagino che Maurizio Costanzo, Gerry Scotti, Emilio Fede, Paolo Bonolis e si, anche Maria de Filippi si stiano toccando scaramanticamente i coglioni. Il rimpianto semmai è non averlo inserito nella mia lista del Fantamorto. Solidarietà totale a Nico Pillinini, mentre, se qualcuno vuole segnalarmi che Roberto Saviano  aveva frequentato il suo stesso liceo ne può fare a meno: già letto.
Guarriero de sta cippa!

28 maggio 2010

Ciao Ciccio Bello.

22 marzo 2010

Il nostro saluto a Michele Frascaro

La comunità di Karl Marx Platz si unisce al lutto che ha colpito la sinistra e il giornalismo salentino indipendente.
Michele Frascaro, stroncato da un infarto a soli 37 anni, causato del troppo lavoro, lascia la moglie Angela incinta di 8 mesi della piccola Gloria . Ma lascia anche il giornale L'ImPaziente e RadioPaz, la cooperativa Paz, da lui fondate.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzare la sua umanità e le sue qualità intellettuali, era un giornalista di razza, coraggioso e indipendente e un bravissimo ragazzo , una persona umile ma determinata.
Era un mio amico.
E' morto sul lavoro e nella tua Supersano, come avrebbe voluto, troppo presto.
Ciao Michele.


Di lui hanno parlato.
Paese Nuovo.
Il Tacco d'Italia
Salento Live
Tutto Casarano
La Gente Mormora
Tg8 Action
Il Pescatore di Asterischi
e tanti altri.
Che lo ammiravano e lo ammirano veramente.
Ciao Michele.
Un abbraccio a te, ad Angela, Gloria e tutti i tuoi cari.









http://www.pazlab.net/impaziente/

30 gennaio 2010

Jerome David Salinger 1919-2010


"Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto."



  • Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una cosa che odio. Che l'addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.
  • Accidenti ai quattrini. Finiscono sempre col darvi una malinconia del diavolo. (capitolo XV)
  • Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c'è qui, continuano a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete.
  • Non faccio che dire "piacere d'averla conosciuta" a gente che non ho affatto piacere d'aver conosciuto. Ma se volete sopravvivere, bisogna che diciate certe cose.
  • La gente non si accorge mai di nulla.
  • Ragazzi, quando morite vi servono di tutto punto. Spero con tutta l'anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.
  • Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia. (capitolo XXII)
  • Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no. Sapevi solo di essere felice. E lo eri davvero.
  • È buffo. Basta che diciate qualcosa che nessuno capisce e fate fare agli altri tutto quello che volete. (capitolo XXI)
  • È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
  • È tutto. Odio vivere a New York e via discorrendo. I tassì, e gli autobus di Madison Avenue, con i conducenti e compagnia bella che ti urlano sempre di scendere dietro, e essere presentato a dei palloni gonfiati che chiamano angeli i Lunt, e andare su e giù con gli ascensori ogni volta che vuoi mettere il naso fuori di casa, e quegli scocciatori sempre lì, da Brooks, e la gente che non fa altro.. (capitolo XII)
  • Eccezionale. Se c'è una parola che odio è eccezionale. È talmente fasulla. (capitolo XV)
  • Io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra. È spaventoso. Perfino se vado in edicola a comprare il giornale, e qualcuno mi domanda che cosa faccio, come niente gli dico che sto andando all'opera. È spaventoso. (capitolo III)
  • Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. (capitolo III)
  • Si riconosce un uomo stolto dal fatto che è pronto a morire per una causa. Si riconosce un uomo saggio dal fatto che è pronto a vivere umilmente per una causa.
  • Il guaio, con le ragazze, è che se gli piace un ragazzo può essere il più gran bastardo dell'universo, ma loro dicono che ha il complesso d'inferiorità e se non gli piace, può essere simpaticissimo e avere il più grande complesso d'inferiorità del mondo, loro dicono che è presuntuoso. Perfino le ragazze più in gamba fanno così. (capitolo XVIII)
  • Ad ogni modo, sono quasi contento che abbiano inventato la bomba atomica. Se c'è un'altra guerra, vado a sedermici sopra, accidenti. E ci vado volontario, lo giuro su Dio (capitolo XVIII)
  • Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? [...] Voglio dire, ti succede mai d'aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? Voglio dire, ti piace la scuola e tutte quelle buffonate? (capitolo XVII)
  • Oh, Dio – disse il vecchio Luce – Vuoi proprio che facciamo una tipica conversazione alla Caulfield. Dimmelo subito. (capitolo XIX)
  • Mi sentivo così maledettamente felice, tutt'a un tratto, per come la vecchia Phoebe continuava a girare intorno intorno. Mi sentivo così maledettamente felice che per poco non mi misi a urlare, se proprio volete saperlo. Non so perché. Era solo che aveva un'aria così maledettamente carina, lei, là che girava intorno intorno, col suo soprabito blu eccetera eccetera. Dio, peccato che non c'eravate anche voi (capitolo XXV)

dal "Giovane Holden", citazioni selezionate per Wikiquote


11 gennaio 2010

Morto Bob Noorda, leggenda del design italiano




Non occorre cercare per forza la novità, la sorpresa a tutti i costi, l’originalità, l’effetto. Occorre invece trovare l’idea forte che sta dietro a un fatto, a un evento, a una marca, quello che la rende unica e riconoscibile.
*
Più un marchio vive, si mantiene, come dire, fresco, attuale con il passare degli anni, più l’idea che lo ha sostenuto e contribuito a definirlo è ancora valida, più sento di aver lavorato bene…

*
Bob Noorda è uno dei maggiori designer viventi. È nato nel 1927 ad Amsterdam dove si è formato e ha ricevuto un’educazione razionalista presso l’Istituto Ivkno. Alla fine degli anni ’50 decise di trasferirsi a Milano per via del clima di grande fermento ed evoluzione culturale e industriale che caratterizzava la città. L’incontro con persone del calibro di Pirelli, Olivetti, Feltrinelli è stato fondamentale nella costruzione della sua carriera.
L’opera di Noorda si distingue per la straordinaria comunicazione visiva, per la chiarezza formale e l’essenzialità espressiva, per i programmi di valorizzazione dell’immagine aziendale (corporate identity), per la cura dell’imballaggio e del design del prodotto e per il design di interni ed esposizioni.
I principali lavori che lo hanno reso famoso sono la segnaletica delle metropolitane di Milano, di New York (in esposizione nel settore design del Museum of Modern Art) e di San Paolo del Brasile (“settimane intere sotto terra a studiare, i colleghi mi chiamavano la talpa”), il design degli esterni e interni dei supermercati e ipermercati Coop in Italia, degli interni degli uffici della Regione Lombardia, il famoso Pirellone, i loghi della Mondadori e della Feltrinelli, i marchi di identità aziendali come Agip, Enel e Touring Club Italiano, l’icona del self-service del distributore di benzina, progettata per l’Agip e adottata in seguito da altre compagnie. Nel 1964 Noorda si è aggiudicato il Compasso d’Oro, il premio più prestigioso nell’ambito del design industriale nazionale, per la segnaletica della metropolitana milanese, nel 1979 per l’immagine coordinata di Agip Petroli e per il simbolo e l’immagine della Regione Lombardia; a Rimini ha ricevuto la medaglia d’oro per la sua attività nel campo del design.
Noorda è stato docente all’Umanitaria di Milano e all’Isia di Urbino, ha insegnato Comunicazione visiva alla facoltà del Design del Politecnico di Milano e proprio al Politecnico gli è stata conferita, nel 2005, la laurea ad honorem in Disegno industriale.
Noorda è stato uno dei primi a capire che un’azienda ha bisogno di un’identità forte che vada al di là del semplice marchio e che coinvolga l’architettura degli interni e il packaging dei prodotti: “Un buon progetto di design non deve essere influenzato dalle mode del momento, ma deve poter durare il più possibile”. Il lavoro creativo è per Noorda un processo lento e di precisione, che richiede pazienza ed estrema concentrazione e che difficilmente nasce da ispirazioni improvvise: “Non si può raccontare come vengono le idee. Posso solo dire che è un processo lento, solitario, di creazione e decantazione per trovare la sintesi assoluta. Questo è il difficile. Questo cerco di insegnare ai miei allievi che sono impetuosi, buttano giù subito un’idea e pensano di aver trovato la soluzione”. Noorda sostiene che per creare un marchio che conservi nel tempo la stessa forza simbolica è fondamentale studiare a fondo l’identità dell’azienda in questione: “Quando disegno un marchio lo faccio avendo presente l’aspetto culturale, non solo quello commerciale, di un’azienda. E cerco di pensare ad un’immagine che possa durare nel tempo, senza apparire da subito superata, vecchia”.
bob noorda è obliquo
Il progetto della segnaletica della metropolitana di Milano, realizzato agli inizi degli anni Sessanta in collaborazione con l’architetto Franco Albini, lo ha reso celebre in tutto il modo. Noorda voleva creare una simbiosi tra l’arredamento delle stazioni e le indicazioni che servivano da orientamento per i viaggiatori, dando così vita alle famose fasce colorate identificative delle diverse linee, rosso per la linea uno e verde per la linea successiva. È stata questa l’idea rivoluzionaria di Noorda, sostituire i cartelli indicanti i nomi delle stazioni con una fascia colorata lungo tutta la stazione, ripresa poi in tutto il mondo per la chiarezza visiva e la coerenza grafica. Si trattava di una fascia rosso-arancio alta venticinque metri in cui il nome della stazione, in bianco, si ripeteva ogni cinque metri, accorgimento efficace in quanto consentiva ai passeggeri di capire dove si trovavano anche con il treno in movimento e che serviva da guida verso i treni e verso l’uscita. Inoltre, per evitare che il riflesso delle luci del treno ostacolasse la chiarezza delle parole Noorda decise che la fascia dovesse essere opaca. Per l’occasione venne studiato un carattere nuovo partendo dall’Helvetica: Noorda ridisegnò a mano tutte le lettere, attenuò le curvature, accorciò tutte i tratti ascendenti e discendenti per rendere l’occhio del carattere più grande, studiò la spaziatura tra le lettere e, considerando che una scritta in negativo, nel suo caso bianca su fondo rosso, tendeva otticamente ad allargarsi, ridisegnò il carattere con uno spessore tra il bold e l’extrabold.
Diversi anni dopo, però, la prima linea della metropolitana milanese fu sottoposta a lavoro di manutenzione e adeguamento che hanno alterato i delicati equilibri grafici e percettivi studiati da Noorda: il colore è stato modificato e i cartelli riproposti con una vernice lucida a discapito della leggibilità. Tutto questo è stato fatto senza interpellare Noorda che, rammaricato, ha affermato: “Tutti i lavori pubblici in Italia sono malmessi, il livello è bassissimo, non c’è interesse, manca il gusto estetico. In Olanda, per fare un esempio che conosco bene, c’è molta attenzione per l’immagine”.
bob norrda è obliquo
L’esigenza di rinnovare il marchio dell’Eni è nata nel momento in cui la società ha smesso di essere l’Ente nazionale idrocarburi ed è diventata una società per azioni. Il compito di sviluppare una nuova “corporate image” del Gruppo Eni è stato affidato a Noorda che ha presentato un progetto grafico caratterizzato al tempo stesso dall’essenzialità degli elementi e da una notevole forza e suggestione: il caratteristico cane a sei zampe è stato unito al logo Eni occupando uno spazio quadrato attraversato centralmente da una riga rossa orizzontale. Di conseguenza anche il cane ha subito un intervento di restyling e la sua lunghezza è stata accorciata per adattarla a quella del logotipo Eni.
Noorda ha progettato, insieme a Massimo Vignelli, anche l’immagine di alcune collane della casa editrice Feltrinelli, tra cui la collana di saggistica SC/10 (Serie cultura). Su uno sfondo bianco comparivano i nomi dell’autore, del titolo e dell’editore inseriti all’interno di una F composta da tre bande diagonali che si sviluppava dalla prima alla quarta di copertina. Lo stile adottato da Noorda e Vignelli è fondato su tre concetti basilari: griglia polivalente, caratteri bastone e impaginazione asimmetrica. La loro era una forma di comunicazione e di espressione chiara ed efficace che si è avvalsa di una grafica semplificata e rigorosa (con l’eliminazione anche dell’immagine in copertina).
il logo feltrinelli
Il simbolo della Regione Lombardia è stato elaborato e progettato da Noorda insieme a Roberto Sambonet e Pino Tovaglia ed è una stilizzazione della “rosa camuna”, una delle incisioni rupestri presenti in Val Canonica. Noorda ha dichiarato: “Del logo della regione Lombardia, ricordo che Munari mi disse ‘è un logo giusto: ha forza, si memorizza bene, anche un bambino riuscirebbe a ricordarlo’”.

bob noorda

08 ottobre 2009

Gino Giugni 1927-2009



Con colpevole ritardo (sono stato impegnatissimo questo ultimo mese) voglio ricordare la figura di questo grande personaggio silenzioso della storia del nostro paese. Il padre dello Statuto dei Lavoratori.

Il modo migliore per farlo è credo, quello di riportare qui una sua intervista rilasciata alla Rai nel 1996. Vi invito alla lettura perchè è molto interessante per quanto breve.


Esiste un problema di alfabetizzazione informatica anche come strumento per formare i lavoratori?

Il telelavoro nella forma interattiva può porre, naturalmente, problemi di questo tipo, ma nell'insieme è una cosa molto semplice: dipende dal contenuto del telelavoro. E' chiaro che, se l'impiego interattivo esige, come naturale conseguenza, che ci sia un dialogo continuo tra il computer centrale ed il computer periferico intorno a problemi di particolare complessità, si richiederà per il dipendente e per il lavoratore la capacità di saper affrontare temi complessi. Se si tratta di prenotazioni alberghiere o altre operazioni che vengono svolte attraverso l'uso del telelavoro, quindi prestazioni di carattere semplice, non vedo dove possa essere il problema. Ormai, l'uso del computer, per lo meno per coloro che hanno meno di quarant'anni, è una capacità abbastanza generalizzata: tutti lo sanno adoperare o sanno capire come adoperarlo.


Dal punto di vista della normativa, a Suo avviso ci sono dei punti in cui bisogna esplicitamente aggiornare?

In questa direzione c'è molto lavoro da fare, perché la normativa non c'è. Lo statuto risale a più di 25 anni or sono, e lì si parlava come strumento d'avanguardia della televisione di controllo sui lavoratori. Il computer non veniva neanche in mente al legislatore. Oggi, invece, il problema è proprio questo: come riuscire a garantire ai lavoratori quello spazio di normale autonomia e nello stesso tempo, naturalmente, dare all'imprenditore e all'impresa i mezzi per organizzare bene il lavoro degli altri perché l'impresa è fatta per organizzare il lavoro degli altri. Su questo punto, i passi avanti sono stati molto limitati, circoscritti ad ipotesi di contratti di lavoro ed in particolare contratti di lavori aziendali; una vera normativa di carattere generale ancora deve venire, probabilmente anche perché i problemi sono pochi, nel senso che i casi di telelavoro sono pochissimi. Qui stiamo parlando di una cosa che avverrà con sicurezza, ma che non è ancora avvenuta.


Un'altra questione interessante di cui si è molto discusso è: il telelavoro isola il lavoratore? E questo porta conseguenze sulla sindacalizzazione e sul coordinamento tra più lavoratori?


La domanda è maliziosa, il problema esiste ed esisterà ancora di più dopo, man mano che si diffonderà il telelavoro stesso. Credo che occorrerà adottare, probabilmente, qualche soluzione transitoria; una soluzione potrebbe essere quella di individuare dei luoghi in cui i "telelavoratori" si riuniscono per affrontare i loro problemi comuni. Però, il metodo e la soluzione sovrana che potrebbe risolvere il tutto potrebbe essere quella della teleconferenza; ma, evidentemente, in questo caso si richiede anche un insieme di impianti che non sono, per il momento, a nostra portata di mano, né sono a portata di mano del sindacato.



Questo prefigura, in qualche modo, una situazione in cui accanto al telelavoro ci sia una specie di telesindacalizzazione: le stesse modalità di organizzazione sindacale e di contatto tra i lavoratori possono avvenire attraverso strumenti tecnologici.


In un paese europeo è stata introdotta da un governo di destra una forma di voto per corrispondenza, soprattutto in ordine di scioperi. Qui, in luogo del voto per corrispondenza, si potrebbe avere un voto in tempo reale ed in questo caso è diverso perché prima del voto si può avere la discussione. Allora, si proietta sul piano informatico e della telematica tutta un'attività di comunicazione che diventa più complessa e sofisticata assumendo caratteristiche di profonda innovazione tecnologica, e molto probabilmente le condizioni di comunicazione tra lavoratori ed i loro sindacati si possono riaggiustare attraverso l'uso di questi mezzi. Naturalmente, stiamo parlando di cose che, per esperienza, ancora non abbiamo ben verificato, anzi abbiamo appena sfiorato. L'Italia è in ritardo, naturalmente, ma anche perché è in ritardo il telelavoro. Ci sono paesi dove l'avanzamento verso il telelavoro è molto più ampio ed in questi paesi, a valutazione complessiva, direi che si è fatto molto poco nell'utilizzazione della telematica ai fini della vita democratica.



Questo poi potrebbe essere un argomento non ristretto soltanto al campo del telelavoro ma anche alle questioni personali.


Certo. Indubbiamente, per certe forme di consultazione, io penso che sarà sempre necessaria l'urna; anzi, mi auguro che sarà sempre necessaria perché è un mezzo per responsabilizzare ed anche per comunicare. Però, naturalmente, ci sono dei momenti che preparano le elezioni, le votazioni, dove l'uso del mezzo informatico potrebbe facilitare moltissimo la circolarità dell'informazione stessa, della comunicazione ed anche della creatività.


Lei ha l'impressione che la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione, come le reti telematiche ed Internet, possano cambiare, in qualche modo, i modi comunicativi propri dei, relativamente, vecchi media?


Recentemente qui a Roma, presso la Luiss, si è tenuta una conferenza di Bill Gates: secondo la sua opinione cambierà tutto e a breve scadenza. Non so se questa profezia sia prossima ad avverarsi, ma, indubbiamente, l'innovazione sarà considerevole per quello che riguarda la gestione della democrazia stessa, per ciò che riguarda settori spaccati o spicchi della democrazia come possono esserlo il sindacato o la vita sul luogo di lavoro, l'azienda o l'impresa. Il giorno in cui non ci sarà più socializzazione tra le persone, quando, cioè, i lavoratori non si incontreranno più tra di loro, non entreranno e usciranno alla stessa ora (anche ad un orario sfalsato è importante che ci sia una compresenza), certamente, ci troveremo di fronte ad una condizione sociale molto diversa. Io penso che l'adattamento di tecnologie nuove potrà riempire queste lacune che andranno via via verificandosi, però dobbiamo pensarci per tempo. La teleconferenza, per esempio, certo, potrà supplire a molte di queste esigenze, perché attraverso l'impiego della teleconferenza tutti saranno in condizione di partecipare, mentre oggi non tutti sono in queste condizioni.



Ritiene che l'intervento pubblico possa avere una funzione di garanzia complessiva di democraticità delle tecnologie, di diffusione quanto più estesa possibile, oppure, anche in questo caso, sarà il mercato a garantire la massima estensione e diffusione delle tecnologie?


Io non credo alle virtù salvifiche del mercato. Esso deve essere sottoposto a forme adeguate di controllo da parte della legislazione, e la legge deve diventare la regola, la regola deve diventare il modo di gestire il mercato pur nei suoi spontanei equilibri. Per quanto riguarda questo modo diverso di lavorare mi sembra che il mercato non possa essere un fattore determinante o plasmante. Molti dei risultati deriveranno dalle regole. A questo punto dobbiamo guardare al mondo delle regole e cercare di districarci nell'ambito di esse, senza dimenticare che le regole si fanno e si disfano. Nelle regole c'è bisogno di una grande creatività.


13 settembre 2009

Adios Comandante



Juan Almeida Bosque (1927-2009)


26 giugno 2009

Heal the World



C'è un posto nel tuo cuore
e so che è l'amore
e questo posto potrebbe essere
molto più luminoso di domani
e se tu davvero ci provi, tu vedrai
che non c'è alcun motivo per piangere
in questo posto tu sentirai che
non c'è dolore o dispiacere
Ci sono vari modi per arrivare lì
se tu ci tieni abbastanza a vivere
crea un piccolo spazio,
costruisci un posto migliore

Salva il mondo, rendilo un posto migliore
per te e per me e per l'intera razza umana
Ci sono persone che muoiono
se ti ci tieni abbastanza a vivere
crea un posto migliore per te e per me

Se vuoi sapere perchè,
c'è un amore che non può mentire
l'amore è forte, gli interessa solo la gioia
che dà se noi almeno proviamo ad averla
noi dovremmo vedere in questa beatitudine
noi non possiamo avere paura o timore
Finiamo di esistere e
iniziamo finalmente a vivere!

Allora sembrerà che l'amore
cresce sempre abbastanza per noi
quindi crea un mondo migliore,
rendi migliore il mondo.
E il sogno in cui stavamo credendo
rivelerà un volto migliore
e il mondo in cui una volta credevamo
splenderà ancora nella grazia
allora perchè continuiamo ad idealizzare
le sofferenze di questa vita
in questa terra tormentata?
la sua anima, sebbene questo è il suo piano
di vedere questo mondo, è divina
per lo splendore di Dio

Noi potremmo volare così in alto
facendo in modo che i nostri spiriti
non muoiano mai nel mio cuore
io sento che voi siete tutti miei fratelli
create un mondo senza pericoli
insieme noi piangeremo lacrime di felicità
guardando il cambiamento dei popoli
Le loro armi nei vomeri.
noi potremmo davvero arrivare
fino a questo se voi credete abbastanza nell'importanza della vita
crea un piccolo spazio,
costruisci un posto migliore
Per te e per me.

(Testo e Musica di Michael Jackson 1958-2009)

19 maggio 2009

Mario Benedetti. 1920-2009


Con su ritual de acero
sus grandes chimeneas
sus sabios clandestinos
su canto de sirena
sus cielos de neón
sus ventas navideñas
su culto de Dios Padre
y de las charreteras
con sus llaves del reino
el Norte es el que ordena

Pero aquí abajo, abajo
el hambre disponible
recurre al fruto amargo
de lo que otros deciden
mientras el tiempo pasa
y pasan los desfiles
y se hacen otras cosas
que el Norte no prohíbe.
Con su esperanza dura
el Sur también existe.

Con sus predicadores
sus gases que envenenan
su escuela de Chicago
sus dueños de la tierra
con sus trapos de lujo
y su pobre osamenta
sus defensas gastadas
sus gastos de defensa.
Con su gesta invasora
el Norte es el que ordena.

Pero aquí abajo, abajo
cada uno en su escondite
hay hombres y mujeres
que saben a qué asirse
aprovechando el sol
y también los eclipses
apartando lo inútil
y usando lo que sirve.
Con su fe veterana
el Sur también existe.

Con su corno francés
y su academia sueca
su salsa americana
y sus llaves inglesas
con todos sus misiles
y sus enciclopedias
su guerra de galaxias
y su saña opulenta
con todos sus laureles
el Norte es el que ordena.

Pero aquí abajo, abajo
cerca de las raíces
es donde la memoria
ningún recuerdo omite
y hay quienes se desmueren
y hay quienes se desviven
y así entre todos logran
lo que era un imposible
que todo el mundo sepa
que el Sur,
que el Sur también existe

18 gennaio 2008

Addio Bobby, paladino della libertà.


Bobby Fischer
1943- 2008


Genio, campione, anticonformista.
Vittima della "democrazia" statunitense

06 novembre 2007

Grazie Enzo


"Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più. La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi: è libertà"


Oggi non è giorno per fare polemica. Per recriminare contro infamie come l'editto bulgaro o questo. Oggi è il giorno in cui dobbiamo rendere omaggio a un grande uomo e, prima di tutto, a un uomo libero. Grazie Enzo per la tua lezione. Una parte delle generazioni che sono venute e verranno dopo di te ne faranno tesoro.

17 giugno 2007

Ciao maestro