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27 novembre 2013

Cartellino Rosso



Nessuno poteva immaginarselo 5 anni fa. Ma noi si.

30 maggio 2011

Bandiere rosse a Milano, Napoli, Cagliari...







...ma lui aveva fatto le sue previsioni!






16 maggio 2011

De profundis





GIULIANO FERRARA: "PARLIAMOCI CHIARO, SILVIO BERLUSCONI HA PERSO LE ELEZIONI"


Missione fallita (per lui).


Per la serie ultime parole famose...
"In extremis, prima dei Grand Prix ufficiali che partiranno domani, vi raccontiamo di una corsa clandestina che si è tenuta due giorni fa a Milano, in un misterioso ippodromo vicino a Via Bellerio e particolarmente favorevole al nordico Groom de Bootz. Di solito non ci fidiamo molto di queste piste periferiche, ma la cronaca ci è sembrata credibile e il risultato sorprendente. Morattenne, dopo la recente litigata con Fan Pisapie, porterebbe a casa un risultato eccezionale: 51,5" e partita chiusa al primo giro. Fan Pisapie chiude secondo a 43" e sconsolato si rende conto di aver perso questa corsa clandestina proprio sul rettilineo di arrivo. Molto al di sotto delle attese iniziali Ipson de Palmer (3") e Jag de Calais (2"). Secondo i cronometristi verdi questo risultato si spiegherebbe in un modo soltanto: polarizzazione. Alla fine insomma, la decisione di cercare la bagarre proprio in diritittura d'arrivo premierebbe Morattenne al punto di assicurarne la vittoria senza la necessità di un giro di spareggio."

18 marzo 2011

Fuori un altro!

19 gennaio 2011

PSICOLOGIA DI MASSA DEL BERLUSCONISMO

Ma quanti sono davvero gli italiani disposti a seguire Berlusconi fino alla fossa?

di Moreno Pasquinelli


Mi corre l'obbligo di ri
spondere all'intervento di ieri di Piemme dal titolo 
puttanaio italiano




Prendo spunto proprio da un commento, desolante, al suo intervento: «Forse non è ancora la fine per B. I suoi elettori desiderano essere lui, lo seguiranno come le falene la luce fino alla fine, ricordiamocelo tutti: non è lui il guaio, ma tutti i milioni di lobotomizzati che lo seguono, qualsiasi cosa faccia. E' buona parte di questo popolo il male, non il pagliaccio Berlusconi».
Lo seguiranno davvero fino alla tomba? Non ne sarei così certo.


V'è certo un livello dell'analisi (insisto, secondo me secondario) morale, riguardante il legame incestuoso e turpe tra il Caudillo Berlusconi e la moltitudine dei suoi sostenitori. Un livello morale che chiama in causa la psicoanalisi. Badate, non lo dico per scherzo. Chi abbia avuto modo di leggere Psicoanalisi di massa del fascismo, il testo imperdibile di Wilhelm Reich, capirà ciò che dico. La tesi di fondo di Reich è nota: la causa delle nevrosi e dell'infelicità che affliggono la società capitalistica moderna dipendono dalla morale sessuale dominante la quale, imponendosi già nella famiglia, plasma una struttura psichica fondata sulla repressione. Il nazismo era per Reich la conseguenza, ovvero l'espressione politicamente organizzata «... della struttura caratteriale media umana... l'atteggiamento fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà capitalistica delle macchine».
Tra la repressione sessuale e il bisogno del dittatore, tra l'infelicità e il sostegno di massa ad un regime dispotico, c'era dunque per Reich un rapporto di causa ed effetto.

A voler restare su questo piano psicoanalitico di analisi, il berlusconismo si presenta come una palese anomalia. Non c'è di mezzo, con la Germania degli anni '30, solo la differenza tra la psicologia di un popolo segnato dalla "rivoluzione luterana", che da questo punto di vista si presenta come un fondamentalismo cristiano, e quella di un popolo come quello italiano, che quel fondamentalismo non ha mai abbracciato —e non ha quindi mai fatto suo un puritanesimo morale.

C'è di mezzo il profondo mutamento che hanno subito le società occidentali dopo la seconda guerra mondiale, anzitutto dopo il '68. E' ancora valida l'analisi di Reich per cui la società si fonda sulla repressione sessuale? Al contrario, penso valga la tesi di Nietzsche per cui Dio è morto e tutto è diventato possibile. Oggi predomina in Occidente, non un puritanesimo morale bensì un relativismo amorale. Questorelativismo amorale, sorto in seno alla borghesia ormai decadente, ha afferrato, come una pandemia, anche agli strati più bassi della società. Una svolta epocale, che ha dato i natali ad una società come minimo post-cristiana, se non propriamente anti-cristiana. Un processo questo, in barba alle autoconsolatorie affermazioni di  Ratzinger, che non è una deviazione, un incidente di percorso dell'Occidente, ma un precipitato ineluttabile della modernità —ove la cosiddetta post-modernità non è che una metastasi della prima.

Esiste dunque una psicologia di massa del berlusconismo? Sì che esiste, e consiste appunto nell'aver portato alle estreme conseguenze, ovvero fino alla depravazione, il concetto di libertà affermatosi negli ultimi quaranta anni per cui, fatta salva una slabbrata e ipocrita etica pubblica, ognuno può e deve farsi i cazzi suoi. Con l'addendum, non poco significativo,  che nessuno ha il diritto di mettere il naso nella sua sfera privata, tanto meno lo Stato —tanto meno la magistratura la quale, agli occhi della plebaglia berlusconide, è l'ultimo avamposto restato in piedi dello Stato, ovvero della legge. "Io sono io, e voi non siete un cazzo", esclamava il Marchese del Grillo nel grande film di Mario Monicelli. 

Orbene, il berlusconismo ideologico si può condensare in questa massima: "io sono io e lo Stato, le leggi, non contano un cazzo"! Se lo Stato non deve ficcare le mani nelle tasche dei cittadini, figurarsi se ha il diritto di intrufolarsi in camera da letto. Siamo insomma all'opposto polare del cosiddetto "Stato etico", il mostro che venne brandito nell'Italia craxiana degli anni '80 e contro cui si scagliava, grazie all'armata televisiva Mediaset, il berlusconismo incipiente. 

Infatti è proprio in quel decennio che il berlusconismo mosse i primi passi, passando sul corpo della spinta collettivistica ed egualitaria degli anni '70, colpendo il cosiddetto "catto-comunismo", incarnando insomma, l'atavica e purulenta morale cattolica per cui, fai quel che ti pare e pecca come vuoi, l'importante è che riconosci solo alla Chiesa la facoltà dell'indulto e del perdono al cospetto di Dio. E non è per caso che le alte gerarchie cattolico-apostoliche abbiano sostenuto fino alla fine Silvio Berlusconi. Fino alla fine, cioè fino ad adesso. Poiché più oltre, oramai, non possono spingersi. Ed è qui un punto cruciale che spiega la fine annunciata del Cavaliere: senza l'avallo morale cattolico, nessuno può restare a lungo al governo in questo paese, tanto meno il berlusconismo amorale. Senza l'alibi fornito dal sostegno vaticano Berlusconi è finito, è un primo ministro solo virtuale. E' stato quest'alibi  a consentirgli di conservare un ampio consenso, a metterlo al riparo dai congiurati, compresi i da tempo scontenti alleati europei e americani.

Venendo al "puttanaio" di cui parla Piemme, sono dunque d'accordo con lui e non con chi ha postato il commento, non si tratta che dell'ultimo atto di questo infinito psico-dramma che è stato il Berlusconismo. Sì, siamo al finale di partita. En passant: mi viene in mente quanto affermato ieri sera dal tetragono quanto indisponente direttore del quotidiano Il Tempo Mario Sechi ieri sera a Ballarò. Senza troppe perifrasi ha ammonito che ove Berlusconi fosse disarcionato da trame di Palazzo (lui intendeva anche l'inchiesta in corso) il suo blocco sociale si ribellerebbe e il paese, questo ha lasciato intendere! precipiterebbe in una specie di guerra civile. Una pistola, a me pare, ad acqua, una minaccia da far ridere i polli.

Ma che siamo all'ultimo atto della commedia, possiamo desumerlo anche da altri e ben più importanti fattori, primo fra tutti, insisto, quello da me indicato nell'articolo Il fantasma di Tremonti, ovvero che la tempesta in arrivo sul debito pubblico italiano non potendo essere affrontata da questo governo moribondo e affetto dal populismo, chiede che si mandi a casa, con le buone o le cattive, il pagliaccio. C'è sempre una goccia che fa traboccare il vaso, ma per traboccare esso doveva essere già colmo, colmo a causa di fattori fondamentali che attengono pur sempre alla crisi storico-sistemica del capitalismo e alle devastazioni sociali che produce ed  uno dei cui prodotti è che solo degli imbecilli possono ancora credere alle barzellette sulla crisi che non c'è o che ci siamo già lasciati alle spalle, che tutto va ben Madama la marchesa....

berlusconidi non perdono occasione per ostentare sicurezza e ripetono il mantra che il Cavaliere è all'apice dei consensi, che la "persecuzione giudiziaria" non fa che portare voti, che infatti il Pdl ha vinto anche le ultime elezioni. Bluffano e mentono! Sia alle europee del 2009 che alle regionali del 2010 il blocco Pdl-Lega Nord, ha perso non guadagnato consensi, a dimostrazione che l'onda più o meno lunga del successo, si era oramai arenata. Voglio segnalare le analisi che su questo blog svolgemmo dell'ultima tornata elettorale regionale del marzo scorso (L'analisi del voto).

Scrivevamo: «Totale astenuti (senza tener conto delle schede bianche e nulle): 14.854.452[36,4%].
Rispetto alle europee di anno fa, 1.628.264 cittadini in più non si sono recati alle urne. [+6,4%].
Pdl + Lega, che cantano vittoria, hanno ottenuto assieme 9.804.129 voti, ben al di sotto dei soli astenuti e molto meno di un terzo dei votanti. Sono dunque una minoranza nel paese.
Ammesso che l'Italia fosse stata stregata da Berlusconi, la tendenza è quella alla de-berlusconizzazione.
Il piagnisteo della gente di sinistra è un alibi per non prendere atto che ci si deve liberare dei politicanti-zombi che ancora vota. Si batterà Berlusconi solo mandandoli tutti a casa». 

E segnalavamo anche che la stessa Lega Nord, al di la delle chiacchiere, aveva perso consensi in termini assoluti, anche in Piemonte, dove conquistò la presidenza.

Questo declino, risultato anzitutto della crisi economica generale, non penso si possa invertire. Le attuali vicende lo rafforzeranno. E non è un caso che il Pdl tema le elezioni anticipate. Vero che le temono anche gli altri, a causa della crescita dell'astensione. Fatti loro. E' proprio la crescita dell'astensione, l'esodo da tutto il baraccone politico ufficiale, una forma, per quanto spuria, della de-berlusconizzazione del paese. Continuo a ritenere che vada sostenuta, e che solo in questo distacco onnilaterale dal Palazzo e dalla Casta ci siano i germi di una rinascita futura.

18 gennaio 2011

Le 389 pagine che incastrano il nano. CHE NON FINISCA NELL'OBLIO.

Il pdf (ancora funzionante, anche se a prima vista potrebbe sembrarvi di no, fate il refresh e attendete; se non funziona più segnalatemelo con un messaggio qui sotto).
Per leggerlo online.
Per trovare altri link, come ho fatto io, visto che quello originale ormai non funziona più, cliccate qui.

14 gennaio 2011

13 novembre 2010

Berlusconi (quasi) ai minimi storici.

Secondo i sondaggi che arrivano negli ultimi giorni ormai il Pdl è intorno al 25% , non molto lontano è il Pd, nonostante tutto. Crescono molto i piccoli partiti a dimostrazione che il bipartitismo e pure il bipolarismo oltre che antidemocratico e anacronistico non è adatto alla complessità della società italiana. Cresce molto Sinistra e Libertà, ma ancora moolto al di sotto del suo potenziale. E senza cannibalizzare neanche tanto Rifondazione e i comunisti italiani. Dall'altra parte  Fini si avvia a raggiungere le stesse quote che aveva la vecchia An. E a questo proposito che sarebbe interessante far notare come il Pdl oggi valga in termini di voti più o meno quanto valeva la sola Forza Italia (che alle europee del 1994 , per esempio, raggiunse quota 30%, da sola) e che alle politiche 2006, l'ultimo riferimento possibile si assestava intorno al 24%. E' interessante notare poi quanto sia limitato l' "'elettorato potenziale" a disposizione sia del Pdl, che della Lega. Insomma le cose per loro vanno male e i margini per migliorare sono molto pochi. Anche perché in termini di elettorato potenziale Lega e Pdl certamente si sovrappongono. Se oggi l'uno vale 11,8 e l'altro 26,5 sicuramente insieme mai e poi mai potrebbero raccogliere tutto il loro elettorato potenziale (19+31) e quindi pure nelle migliori delle ipotesi (per loro) non potrebbero nemmeno avvicinarsi all'agognato 50%. In caso di "Fronte Nazionale di Liberazione" che raccogliesse tutti da Vendola a Fini, anche col porcellum, rebus sic stantibus, il nano sarebbe spacciato. E pure con un polo di centro avrebbe le sue belle difficoltà a vincere non solo al senato ma anche alla camera.

01 novembre 2010

Se non hanno pane, che mangino brioche!



Incredibile la situazione politica italiana. Il paese è a pezzi, estenuato dalla crisi economica. Vanta la peggiore crescita del mondo, seconda solo ad Haiti. Ladisoccupazione è alle stelle. I giovani precari, senza possibilità di costruirsi un futuro, non si contano più, ma le famiglie che non arrivano a fine mese non fanno più notizia da quando è caduto Prodi e al suo posto è salito al trono Re Pluriprescritto III.
L’attuale fotografia del paese è tragica, ma in TV e sui giornali i politici continuano a scannarsi sui vizi depravati e probabilmente illegali del premier. Dopo l’esasperazione, durata mesi, sulla casa del cognato di Fini, ora si passa alla minorenne marocchina perché, in un paese dove il primo ministro è indagatocome mandante delle Stragi del ’93, l’unica cosa che fa notizia è il suo uccello.

Le analogie con il periodo subito precedente alla Rivoluzione Francese sono tante. Il popolo alla fame e i signori di palazzo continuano a vivere una vita parallela, fra lussiprostitute e corruzione. Ci si aspetterebbe la rivolta, unterremoto dal basso che gridi basta a tutto questo schifo. Ma niente. Qui non siamo in Francia. L’italiano medio è troppo preso dal campionato di calcio e dalle tette in TV per scollare il culo dal divano e pretendere una vita dignitosa.Perché, come dice Ascanio Celestini, il popolo è un bambino. Il popolo non è interessato alla libertà. Il popolo italiano una scelta l’ha fatta: la democrazia non gli interessa. Preferisce pulirsi il sedere.


Fonte articolo

27 ottobre 2010

Accomodatevi in poltrona. Lo spettacolo sta per cominciare.

Mentre i soliti e sempre più disperati idioti si chiedono per quale motivo non si è saputo che Fini era indagato (e archiviato)-potrebbero chiederlo a Littorio Feltri et similia-, stanno per scoppiare due bombe che a questo punto potrebbero essere veramente devastanti per la classe politica al governo. La prima, la storia di Ruby, la seconda, potenzialmente ancor più devastante, quella di Gaspare.

E pur si muove.

26 ottobre 2010

Aggressione a Capezzone. La nostra solidarietà.


Non certo al troll provocatore.
Sul tema si sono espressi anche Io Non sto con Oriana, Rigitans, Terrorpilots.

29 settembre 2010

Senza di loro il Pdl non va da nessuna parte


Riguardatela bene, la foto di prima pagina di questo giornale. L’immagine che resta, e che racconta meglio di tutto le geometrie della giornata e i nuovi rapporti di forza nel centrodestra, è quella in cui Silvio Berlusconi chiede aiuto contro Antonio Di Pietro che gliene sta dicendo di tutti i colori (l’epiteto più leggero è “piduista”).
Richiesta d’aiuto. Il Caimano, per una volta volta con i denti limati – in visibile difficoltà – si volta con la mano aperta, in segno di preghiera verso Gianfranco Fini. Come per dire: intervieni tu. Riguardàtela con attenzione, quella foto. Se c’è un ribaltamento nell’iconografia che può raccontare cosa sta accadendo in una sfida all’ultimo sangue è tutti racchiuso in quel fotogramma.
Nel giorno del duello mortale all’Auditorium, in fondo (solo prima dell’estate) era accaduto l’esatto contrario: Fini sotto il palco, in piedi, con il dito levato a contestare, e Berlusconi alla tribuna, con il viso stravolto dalla rabbia, ma pur sempre sovrano. Ma ora a ben vedere è peggio: ora è il premier che chiede protezione, con l’espressione corrucciata, a quello stesso presidente della Camera che solo pochi giorni fa voleva destituire, ed è Fini che dietro la facciata di un impeccabile galateo parlamentare, si gode lo spettacolo della guerriglia d’Aula anti-berlusconiana e dei suoi effetti sui nervi del premier. Fini richiama Di Pietro, certo. Ma non se ne accorge nessuno. Il re – ancora una volta -sembra nudo.
Rapporti di forza. Risultato conclusivo della giornata campale? Una disfatta per il Pdl, un trionfo – quasi inaspettato – per i finiani. Il governo si ferma a quota 342 (ancora ieri la magigoranza vagheggiava di ottenere 350 voti!), i finiani diventano determinanti. Di più: ottengono di poter aggiungere in calce alla loro mozione i 5 voti dell’Mpa di Lombardo. Ovvero: Berlusconi ha fatto fino all’ultimo di tutto per non riconoscere al capogruppo Italo Bocchino lo status di alleato e – di conseguenza – assegnare al movimento di Fini il ruolo di “terza gamba” che rivendica da mesi. Invece si è ritrovato con un mico-polo formato da due partiti alleati che sarà determinante in qualsiasi voto di fiducia, e che da domani è di padrone di Montecitorio in ogni commissione e in Aula (dove se vota con l’opposizione può ribaltare la maggioranza). Ecco, il premier che chiede aiuto a Fini: forse non la leggeremmo in questo modo la geometria di quel fotogramma, se non fosse incontestabile il fatto che – come osservava Flavia Perina alla fine della giornata più lunga di Futuro e libertà – “Ieri Berlusconi le ha sbagliate proprio tutte”.
Discorso “prudente”. Che il Cavaliere avesse deciso di giocare con prudenza (per i suoi standard) si era capito fin dalla prima mattina. Berlusconi decide di evitare ogni casus belli, e nel suo discorso di apertura si tiene alla larga dai due temi che i finiani avevano dichiarato irricevibili. Ovvero: le intercettazioni e il processo breve. E’ un Berlusconi che non rischia, che si limita a qualche punzecchiatura sui temi della bioetica. All’ora di pranzo gli uomini di Futuro e libertà sono a metà fra l’euforia e la delusione: “Abbiamo imposto la nostra egemonia gramsciana al Cavaliere – sorride Fabio Granata appoggiato ad un pomello, nell’atrio di Montecitorio – anche la sua lingua e cambiata. Pacato, prudente… che il nostro dissenso gli abbia fatto bene?”. Ancora più ironici Italo Bocchino e Carmelo Briguglio, che si aggiungono al capannello: “Lo abbiamo costituzionalizzato”, sorridono.  Anche il fotogramma dei discorso del premier – persino nella diretta – contiene una chiave di lettura: Berlusconi parla in piedi, seduto al suo fianco c’è la faccia  (a tratti pietrificata, a tratti ironica) di Giulio Tremonti, sul banco più indietro, quasi in ombra, c’è Roberto Calderoli: quasi una trinità, quasi la certificazione di un commissariamento.
In realtà Berlusconi fino all’ultimo vuole fare di tutto per non dover riconoscere lo status di “partito di maggioranza” a Futuro e libertà. E questo è il suo principale errore, quello che si porta dietro tutti gli altri. Tra i 9 assenti di ieri, infatti, uno solo era del Pdl. Per di più, 38 dei 342 voti a favore sono quelli dei finiani e dei lombardiani. Futuro e libertà infatti fra l’altro conta su 35 voti ma Fini per prasis non vota e ben due deputati, Mirko Tremaglia e Fabio Granata (che viene subito convocato dal leader e dice: “Il mio è un No simbolico”) votano addirittura contro. Insomma, un’ecatombe. Briguglio non ricorre a diplomatismi: “Senza di noi il governo non esiste più”, dice, facendo infuriare gli azzurri. In un angolo del Transatlantico La7 intercetta una dichiarazione sconfortata di Maroni: “A marzo si vota”.
Mozioni separate. Ma il secondo errore di Berlusconi è quello di consentire (sempre per non dare riconoscimenti a Fli) il proliferare delle mozioni. Ne vengono presentate quattro,(una di opposizione, quella del Pdl, quella della Lega e quella dei fino-lombardiani). Ma consentire al Carroccio di smarcarsi, significa allargare i ranghi, e facilitare lo sganciamento del partito del presidente della Camera. Commenta Adolfo Urso: “Nel momento del massimo attacco contro di noi, nel pieno della campagna contro Fini, siamo rimasti uniti e determinanti. Adesso marciamo spediti verso il nuovo partito. Siamo noi che dettiamo l’agenda”. Già, la costituzione del partito viene annunciata da Fini, non a caso, in questa giornata. “Appena lo avremo fatto – conclude la Perina – saremo ancora più forti. Dopo di stasera è chiara una cosa. Senza noi non si va da nessuna parte”.

24 settembre 2010

“Non so come la lettera che ho scritto al primo ministro sia finita nelle mani dei giornalisti che l’hanno pubblicata”

Io un'idea l'avrei. Comunque è gravissimo che sto ministro abbia mandato una lettera a Berlusconi. A quale titolo?
Perché?
Per esaudire una richiesta?
Veramente una cosa scandalosa che si sta rivelando un vero boomerang per chi ha organizzato sta porcata.
Visto anche che si parla ormai anche di omicidi...

09 settembre 2010

"Questa è un'idea di democrazia che non c'entra niente con noi...voi con noi non c'entrate nulla"



Parole e musica del nipote di Gianni Letta.
E' vero le persone normali non c'entrano nulla con voi. per questo non vi votano!
E' la loro concezione di democrazia, una democrazia fondata sulla giustizia e sul lavoro, come recita la nostra costituzione, non c'entra nulla con i faccendieri, i crumiri, i maggiordomi del Pd, della Cisl, e ahimè, pure della Cgil , per cui una civilissima contestazione è il minimo (per non parlare dei mafiosi pidellini, loro compagni di merende).
Andate a casa prima che quello stesso popolo a cui avete da tanto tempo voltato le spalle vi faccia fare la fine che meritate.

01 settembre 2010

04 agosto 2010

Il governo salva Caliendo ma perde la maggioranza.

da Dario's blog.



299 no 229 si e 75 astenuti è il risultato finale del voto sulla fiducia a Caliendo.
Il governo però ne esce malissimo: quei 299 voti sono ben al di sotto dei 316 della maggioranza necessaria.
E il PDL perde anche un altro pezzo. La deputata Moroni si astiene e lascia il suo gruppo per entrare in quello di FLI (i finiani).
Non sono mancate le tensioni in aula infatti solo per la prontezza di riflessi dei commessi della Camera e dei compagni di partito non si è sfiorata la rissa fra un deputato finiano e un "lealista".
La novità è l'intervento di Benedetto Della Vedova, un intervento da destra liberale che da anni non si sentiva in Parlamento. Purtroppo però che credibilità può avere tale intervento se poi ci si astiene?
Grandissimo l'intervento di Dario Franceschini: parte con un confronto impietoso fra la destra italiana e la destra europea, affonda sulla Lega che non è più credibile quando parla di "Roma ladrona" e conclude duramente su Berlusconi. Al termine del suo intervento la bacheca del suo profilo facebook è assalita dai commenti per complimentarsi.
Inquietante, poi, la scena dell'ingresso di Berlusconi in aula ovviamente a discussione finita (come aveva sottolineato Franceschini). Al momento dell'ingresso i deputati della maggioranza si sono lanciati in cori da stadio (Silvio, Silvio) e applausi. Il Presidente ha salutato con il braccio alzato.
 

29 luglio 2010

E ora c'è solo un uomo che può salvare il nano

I "magnifici"(per modo di dire) 30. I "finiani" alla camera.

Dal blog Destra di Popolo.


BRUTTA FIGURA DI BERLUSCONI CHE PARLAVA DI APPENA 10 SEGUACI DI FINI TRA CAMERA E SENATO…. IN ATTESA DELLE DECISIONI DEL VERTICE PDL DI STASERA, I FINIANI SI SONO GIA’ ORGANIZZATI …IL GOVERNO AL COMPLETO AVREBBE SOLO 25 VOTI IN PIU’, A QUESTO PUNTO NON PASSERA’ PIU’ NULLA SENZA IL VOTO DEI FINIANI….E ORA SCATENERANNO LA BATTAGLIA IN TUTTA ITALIA
I “finiani” alla Camera si stanno organizzando per formare un nuovo gruppo parlamentare, fuori dal Pdl, se dall’Ufficio di presidenza di questa sera a Palazzo Grazioli scatterà qualche espulsione.
A quanto si apprende, stamane i deputati vicini al presidente della Camera, hanno avuto una riunione nell’ufficio di Italo Bocchino per sottoscrivere la richiesta al presidente di Montecitorio per costituirsi in un gruppo autonomo. Uno dei sottoscrittori, dice che le firme raccolte, al momento, dovrebbero essere oltre una trentina.
Ma il documento è in ’stand-by’ in attesa di capire le decisioni della maggioranza del partito.
Stamane Bocchino ha avuto un colloquio con Gianfranco Fini nel suo studio, probabilmente per aggiornarlo dell’iniziativa.
Sarebbe infatti Fini, in qualità di presidente della Camera, a dover dare l’autorizzazione per il nuovo gruppo.
Da regolamento, a Montecitorio, bastano almeno venti firme per formare un gruppo autonomo.
Secondo quanto si apprende dalle stesse fonti, gli aderenti sarebbero: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia.
Secondo quanto riferiscono le fonti parlamentari, ci sarebbero poi altri deputati finiani, che non aderiscono a Generazione Italia, che stanno per firmare il modulo. Fra questi, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino.
«Questi numeri mettono la golden share del governo nelle mani di Fini», ha detto convinto una fonte parlamentare che partecipa al progetto.
Questa è una prima risposta a chi, come il premier, sosteneva che “i finiani saranno al massimo una decina tra Camera e Senato” e che “non ci sarà alcuna ripercussione sul Governo”.
Alla Camera il margine per il governo è di 25 voti, quindi a questo punto, senza il consenso dei finiani, non passerà più nulla.
I finiani hanno poi l’appoggio di un gruppo di ex Forza italia che in caso di voto segreto farebbe la sua parte, delusi da due anni di chiacchiere e scandali.
Per ora i finiani attendono la riunione di questa sera dei vertici del Pdl: se verranno decise le esplusioni, verrà formalizzato il gruppo autonomo.
E da tutte le sedi provinciali di Generazione Italia scatterà un’offensiva sul territorio, mobilitando le decine di migliaia di iscritti che stanno affluendo oltre ogni aspettativa.
I colonnelli ex An non riescono più a tenere la base locale, stanca di vedersi rappresentata dai Cosentino e dai Verdini.
Per gente di destra vera si è ormai superato ogni limite di sopportazione.

07 luglio 2010

Perché mr B è molto nervoso.

dal blog Piovono Rane

Per fortuna esiste l’onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio: uno che – chissà se per grandi doti caratteriali o per scarse doti intellettuali – dice quasi sempre quello che gli altri berlusconiani pensano ma non osano dire.
Sicché ieri Giorgio Clelio ha spiegato che il nuovo Super Lodo Alfano costituzionale è «la legge più importante della legislatura», con ciò palesando che al suo partito non frega assolutamente nulla degli italiani perché il suo impegno prioritario è salvare le chiappe al premier sotto processo.
Ora, vista la centralità della legge, vale la pena di riordinare le cose in un piccolo bigino che ci potrà essere utile di qui ai prossimi 15 mesi.
1. Al momento il premier scansa i processi con il Legittimo impedimento, che però dura solo fino all’ottobre dell’anno prossimo, poi scade.
2. E’ quindi indispensabile che il Super Lodo Alfano diventi legge costituzionale prima dell’ottobre dell’anno prossimo.
3. E’ tuttavia probabile che il Legittimo impedimento vada al vaglio della Consulta entro il luglio dell’anno prossimo e lì venga bocciato,
4. Per essere sicuri di salvare le suddette al premier, sarebbe quindi meglio (per loro) che il Super Lodo Alfano diventasse legge costituzionale entro il luglio del 2011.
5. Per arrivare a questo risultato, bisogna correre come dei pazzi, perché come noto tra la votazione di un ramo del Parlamento e l’altro devono passare almeno tre mesi (la discussione è appena iniziata in Commissione al Senato).
6. Sul tutto però pende l’incubo del referendum: basta un quinto dei membri di una Camera perché il Super Lodo Alfano diventi oggetto di referendum, dato che con ogni probabilità la modifica della Costituzione non passerà con la maggioranza qualificata.
7. Trattandosi di referendum costituzionale, non c’è bisogno di quorum.
8. Se quindi il Super Lodo Alfano viene fatto passare entro luglio 2011 (per evitare il rischio che il premier si trovi senza scudo nel caso la Consulta faccia cascare il Legittimo impedimento) c’è la non remota probabilità che venga abrogato già nell’ottobre del 2011, cioè tra 15 mesi.
9. Nell’ottobre del 2011, il Legittimo impedimento (anche se la Consulta lo passasse) è comunque appena scaduto.
10. Il risultato è che tra quindici mesi il premier rischia di trovarsi senza uno straccio di scudo e con (almeno) tre processi penali pendenti.
Chiaro adesso perché è così nervoso?

Aggiungo io. Tutto questo se dovesse rimanere presidente del consiglio. E non è per niente detto.