06 gennaio 2010

Sartori. Il pedigree di un vecchio professorone.


dal blog Salam(e)lik


Giovanni Sartori, l'ultimo (si fa per dire) dei Vecchi Saggi regolarmente rispolverati dal Corriere per scrivere fregnacce sull'Islam, si è un po' risentito per essere stato ridicolizzato da una caterva di studiosi ed esperti molto più competenti di lui in materia. Al suo editoriale (sic) sull'"integrabilità degli islamici" hanno risposto infatti un po' tutti, in rete e non, e il bilancio era decisamente negativo per il vecchio professorone: non ne ha azzeccata neanche una, poveraccio.Marco Restelli, indianista e Lorenzo Declich, islamologo, gli hanno fatto letteralmente le pulci sui rispettivi blog, in particolare sui fatti storici da lui indicati come fondamenta del proprio ragionamento. Anche un brillante studente in relazioni internazionali, "nato in India, acculturato in Italia e soggiornante con cedolino" (come scrive lui), lo ha sbugiardato.

Sul Corriere, invece, Tito Boeri lo ha smentito sull'attualità, ricordandogli che "Il 77 per cento dei maghrebini di seconda generazione immigrati in Francia ha sposato una persona di cittadinanza francese" e che milioni di turchi vivono in Germania senza creare problemi. Purtroppo, Boeri ha replicato a Sartori secondo le modalità da me stigmatizzate a caldo quando scrissi: "Il guaio, in questo paese, è che quando questi espertoni "sbroccano" - perché di questo si tratta - nessuno osa gridare "l'espertone è sbroccato". Diventa tutta una gara a chi risponderà il "più pacatamente" possibile alle panzane propinate, col risultato che non si riesce mai a qualificarle per quello che effettivamente sono". Boeri non ha messo in luce gli strafalcioni del Sartori e non li ha argomentati. Si è solo limitato a porre domande generali, seppur di buon senso, lasciando al Sartori il compito di citare - a vanvera e persino sbagliando di nuovo - opere ed autori. Il che ha permesso a Sartori di fare la figura del dotto accademico e a Boeri quella del "«pensabenista», un ripetitore rituale del politicamente corretto, che perciò sa già tutto", come lo ha apostrofato Sartori stesso.

Questo tipo di risposta, con personaggi come Sartori, abituati a gridare slogan e a fare i capi-popolo, normalmente non funziona. Boeri è stato infatti ferocemente attaccato dal Sartori, che replica:"Il mio pedigree di studioso è in ordine. È quello del mio assaltatore che non lo è", "Se Boeri, che è professore di Economia del lavoro alla Bocconi e autorevole collaboratore di Repubblica, non è in grado di capire quel che scrivo, e dimostra di non sapere nulla del tema nel quale si spericola, figurarsi gli altri, figurarsi i politici." Quindi Sartori si arrampica sugli specchi, e si trincera dietro le scienze sociali per evitare di riflettere sulle "moltissime variabili che sono in gioco, ai loro molteplici contesti, e pertanto alla straordinaria complessità del problema. D’accordo. Ma nelle scienze sociali lo studioso deve procedere diversamente, deve isolare la variabile a più alto potere esplicativo, che spiega più delle altre. Nel nostro caso la variabile islamica (il suo monoteismo teocratico) risulta essere la più potente".

Ma pensa te...Ma uno studioso "con pedigree" non dovrebbe studiare appunto le variabili e rendere manifesta ai profani la complessità dei problemi che tratta? Oppure si deve limitare a cavalcare la vox populi e accontentare i lettori de La Padania? Che brutto modo di buttare alle ortiche un'onorata carriera accademica...Come ha giustamente scritto sul MessaggeroCorrado Giustiniani: "Stiamo freschi se anche le intelligenze più lucide di questo paese perdono improvvisamente la brocca e, invece di proporre soluzioni, preferiscono sparare giudizi di pancia e diffondere veleni ai quattro venti". Il problema è che io dubito fortemente che Sartori, nato nell'anno in cui è stato esiliato l'ultimo Sultano di Istanbul, sia lucido. Cosa dire della chiusa della sua replica, per esempio? "Alla sua intensità massima (L'Islam monoteista, ndr) produce l’uomo-bomba, il martire della fede che si fa esplodere, che si uccide per uccidere (e che nessuna altra cultura ha mai prodotto)". Ma Kamikaze non era un termine giapponese, caro studioso dall'impeccabile pedigree?

Il problema, però, non è Sartori, la sua arroganza e la sua isteria di vecchio professorone. Il problema è che uno come Sartori si è ben guardato dal rispondere agli studiosi di orientalistica che hanno scoperto errori ed orrori persino nella sua replica, a partire dai titoli e dagli autori dei saggi da lui citati. Questo dovrebbe far riflettere sulla condizione in cui sono costretti fior fior di orientalisti e islamologhi italiani. Studi, lauree, dottorati e specializzazioni in materia e alla fine chi chiamano a parlare di"cose islamiche" sul più importante quotidiano del paese? Un politologo, un professore di economia del lavoro, una romanziera latitante, un Magdi Allam...Che tristezza. Cari orientalisti, sveglia. Avete perso quasi dieci anni di tempo, da quando l'Islam è diventato di moda, nel 2001. Quanto tempo avete ancora intenzione di perdere prima di occupare il posto che vi spetta in questo paese?



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1 commento:

Anonimo ha detto...

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