03 febbraio 2010
PIANO ANTIMAFIA DEL GOVERNO: COME I DIECI COMANDAMENTI SONO DIVENTATI NOVE
A REGGIO CALABRIA, IL CONSIGLIO DEI MINISTRI STRAORDINARIO AVREBBE DOVUTO ANNUNCIARE I DIECI COMANDAMENTI: ALL’ULTIMO MINUTO SCOMPARE LA TAVOLETTA DEI SOLDI, GARANTITA DA MARONI… MA I FONDI SEQUESTRATI ALLA MAFIA NON SONO CERTI E TREMONTI LI FA CANCELLARE
A molti la cosa sarebbe passata inosservata, vista l’enfasi del momento: dopo gli attentati della ‘ndrangheta e la decisione del governo di tenere un Consiglio dei ministri nella blindatissima Reggio Calabria, la maggior parte dei notisti politici era intenta a promulgare ai quattro venti i “dieci comandamenti”, ovvero le dieci misure preannunciate da giorni da Maroni e da Alfano su come la “linea dura” governativa avrebbe affrontato e sconfitto la mafia calabrese.
Ma come ha rivelato il “Secolo XIX”, quotidiano indipendente genovese, alla fine si è assistito ad un “miracolo all’italiana”: i comandamenti sono rimasti nove e la tavoletta scomparsa, tanto per cambiare, è quella relativa ai soldi da stanziare per realizzare gli altri nove.
Da giorni il ministro degli Interni e quello della Giustizia avevano fatto sapere ai giornali che dalla riunione sarebbe uscito un piano articolato in dieci punti. Maroni aveva anticipato alla Padania, giornale della Lega, alcuni dei principali contenuti della summa teologica : il giorno prima del Consiglio dei ministri il quotidiano leghista è infatti uscito con un articolo titolato “Il decalogo per vincere la guerra”.
Nell’articolo si poteva leggere: “il Cdm sarà l’occasione per ripartire i fondi del Fondo unico per la giustizia”, alimentato dai beni sequestrati o confiscati alle mafie.
E infatti il giorno della riunione, ecco i principali quotidiani italiani e le Tv dare fiato alle trombe e parlare del decalogo contro i boss.
Peccato che contemporaneamente l’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio facesse partire un comunicato in cui i “comandamenti” erano improvvisamente ridotti a nove.
A quel punto gli zelanti Tg, non potendo leggere il decimo, perchè non esisteva, si vedono notificare una postuma, tardiva tavoletta sostitutiva, approntata sul momento e molto vaga che parla di “un piano straordinario di vigilanza nei territori del meridione più sensibili ai problemi del lavoro irregolare in agricoltura ed edlizia”.
Dei soldi annunciati dalla Padania nemmeno l’ombra.
Che era successo?
Il ministro Tremonti (che è persona seria) non aveva gradito l’indicazione di una somma di denaro a sostegno del piano, per il semplice motivo che i fondi sequestrati alla mafia non sono sicuri, ma come tutte le operazioni di polizia preventiva (al contrario delle confische) possono anche poi dover tornare indietro.
E il buon Tremonti ha pregato Maroni di restituire la tavoletta indebitamente sottratta e annunciata, rivelando l’ennesimo bluff padanocentrico.
Ovviamente i media sotto controllo si sono ben guardati dal precisare la vicenda e chiedersi come mai i soldi fossero spariti.
Per non parlare di una opposizione che dorme.
Il governo ha incassato il consenso popolare su un provvedimento che non esiste.
Passata la festa, gabbato l’elettore…
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