21 aprile 2010

Se il bipolarismo muore pure in Gran Bretagna



La Gran Bretagna attraversa una crisi economica serissima e dalle conseguenze imprevedibili. Per di più questa si combina con una grave crisi politica. Da settanta anni la competizione era tra due partiti, i Labour e i Tory. Nelle ultime settimane i sondaggi dicono che alle prossime elezioni il primo partito potrebbe diventare l'eterno escluso, il Partito Liberale Democratico di Nick Clegg.


Per comprendere l'aria che tira oltre Manica riportiamo da LA STAMPA di oggi:
«Downing street, in genere, non è un grande argomento di conversazione» ammette Sarah, 21 anni, iscritta al corso di bioinformatica. Almeno non lo è stato fino adesso, aggiunge l’amico James Gimson: «Non mi attirava la prospettiva di decidere tra due partiti fotocopia, finalmente c’è in corsa qualcuno che ha avuto il coraggio di dire no alla guerra in Iraq». Per questo l’aspirante avvocato Matthew Clarke, finora consideratosi «apolitico», s’è affrettato a registrarsi per votare. In meno d’una settimana l’Electoral Commission ha calcolato un aumento del 60% delle richieste dei moduli d’iscrizione, soprattutto via internet».

Consigliamo di leggere quanto affermato ieri da Clegg nell'incontro con la stampa estera, che Repubblica riporta come intervista. Clegg parla di tutto. Dei rapporti con gli USA, che non debbono essere più di sudditanza, dei crimini di guerra in Iraq e di quelli di Israele contro i palestinesi, e anche dell'Unione europea. C'è di che riflettere. Anzitutto si tenga conto che una svolta in Gran Bretagna avrebbe inevitabili conseguenze sul resto d'Europa, nel senso che potrebbe rafforzarsi la tendenza al superamento delle tradizinali configurazioni politiche —a dimostrazioni di quanto  inesauribili siano ancora le capacità del sistema di trovare le scappatoie alla sua crisi. Infine non si può non comparare la miseria del dibattito politico italiano a quello quanto meno serio che c'è oltre Manica
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