di Federico Gasperini per Green Report
FIRENZE. Oggi a Roma la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, presieduta da Edo Ronchi, nella sede del Gse (Gestore servizi energia) ha presentato uno studio sugli scenari elettrici al 2020-2030. In sintesi secondo le ipotesi descritte nel dossier il nucleare non sarebbe necessario almeno fino al 2030 dato che troverebbe spazio solo come energia sostitutiva rispetto alle centrali convenzionali. Questo in seguito ad una domanda energetica più moderata, all'attuazione di politiche di risparmio e efficienza, all'incremento delle rinnovabili, alle nuove centrali in costruzione di tipo termoelettrico.
Abbiamo chiesto a Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, di fornirci qualche chiarimento. Allora il nucleare in base al vostro studio è stato bocciato o solo rimandato?
«Rimandato sicuramente, bocciato forse. E questo non per posizione ideologica ma sono i numeri a dircelo. Anche nel nostro scenario "grigio" il peggiore, con efficienza energetica in calo, calo della domanda, aumento delle rinnovabili e l'energia prodotta con il termoelettrico, non c'è spazio per il nucleare. Nello scenario migliore quello "blu" e più ambientalista se vogliamo, con l'efficienza al massimo e la riduzione dei consumi andrebbe in squilibrio anche il termoelettrico. Cosa succederà dopo il 2030 non lo sappiamo, vedremo anche quello che potrà offrire la ricerca nel settore. Aggiungo tra l'altro che questi dati durante il convegno non sono stati contestati da nessuno dei presenti né da Terna, né Gse e nemmeno dal Ministero dello sviluppo economico».
Allora perché si fa la corsa al nucleare?
«Un'ipotesi che è venuta fuori tra le righe è che si faccia il nucleare per esportare l'energia. Però bisognerebbe dirlo chiaramente, dimostrare che l'operazione sia economicamente sostenibile e indicare dove si vuole esportare. Perché nella condizione dell'Italia ci saranno più o meno tanti altri Paesi».
Dallo studio quindi emerge che anche con la ripresa post-crisi la domanda energetica rimarrebbe allineata a quella della crisi?
«Sostanzialmente sì anche perché il calo c'era già stato prima della crisi specialmente nel settore industriale anche per una maggiore efficienza nell'utilizzo. Anche nel settore civile non ci dovrebbero essere controtendenze: efficienza, buone pratiche e comportamenti virtuosi intrapresi in periodo di crisi rimarranno anche dopo».
In una parte del report avete affermato che per tagliare le emissioni di CO2 sarebbe meglio sviluppare e applicare alle centrali a carbone la cattura e il sequestro della CO2. Ci può spiegare meglio questo passaggio.
«Sì, so che ci sono molti dubbi sulla tecnica Ccs (cattura e stoccaggio della CO2) da parte degli ambientalisti, ma la nostra proposta è semplice. Non ci sono risorse economiche per fare tutto, efficienza, nucleare, rinnovabili... e questo vale anche per gli investimenti in ricerca. Il nucleare almeno per ora non serve e noi non siamo all'avanguardia in questo settore, importiamo la tecnologia e siamo indietro su tutta la filiera. Noi abbiamo detto investiamo in ricerca e sviluppo invece nel Ccs per migliorare la tecnologia che tra l'altro può abbassare le emissione delle centrali a carbone già approvate. Noi in questo settore invece possiamo essere all'avanguardia ed esportare anche la conoscenza. Su questo punto vogliamo aprire un dibattito».
Un'ultima domanda. Secondo il vostro studio l'energia prodotta da fonti rinnovabili sarà in crescita anche nel decennio 2020-2030, quindi il mercato reggerà anche senza incentivi mentre qualcuno pare che già oggi abbia decretato il "de profundis" delle rinnovabili.
«Questo è un punto importante. Non ci sono molte analisi dopo il 2020 sul settore ma c'è uno scenario della Commissione europea proprio per il 2020-2030 e sottolineo della Commissione europea, che parla di un 49% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Quindi una crescita superiore a quella del decennio 2010-2020. Quindi altro che "de profundis" con i costi di produzione in calo già oggi e con quello che può offrire la ricerca e lo sviluppo si può scommettere sulle rinnovabili che oggi hanno ancora qualche limite sulla sostenibilità di tipo economico».
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