21 agosto 2010

Il bipolarismo è morto in tutto il mondo. La menzogna invece vive ancora.


Elezioni in Australia: è testa a testa
Ma si profila un Parlamento "appeso»

Sfida all'ultimo voto tra laburisti e conservatori.
Ma la Camera bassa non avrà maggioranza assoluta



SYDNEY - Si fa sempre più concreta l'ipotesi di un Parlamento in bilico in Australia, dove continua il testa a testa serrato tra il partito laburista e la coalizione conservatrice durante lo spoglio dei voti. Le ultime proiezioni diffuse dall'emittente Abc Australia assegnano 73 seggi al leader dell'opposizione Tony Abbott contro i 72 della laburista Julia Gillard, con i Verdi fermi a un solo seggio. Per ottenere la maggioranza assoluta sono necessari 76 seggi. Dopo la nascita della coalizione Lib-Con in Gran Bretagna, anche l’Australia si avvia insomma ad avere la prima Camera bassa senza maggioranza assoluta dal 1940 ad oggi.

LE REAZIONI - In ogni caso, Abbott - l’ex seminarista schierato su posizioni intransigenti per quel che riguarda immigrazione, famiglia e persino cambiamenti climatici, sui quali si è dichiarato scettico - canta già vittoria: il voto dimostra se non altro che il Labour «ha perso la maggioranza e la legittimità a governare». Per il Labour (che nelle passate consultazioni aveva raccolto 83 seggi) si tratta effettivamente di un passo indietro, anche perché Gillard - subentrata appena due mesi fa a Kevin Rudd alla guida del partito e del governo - aveva deciso di convocare le elezioni anticipate confidando nel buon andamento nei sondaggi: nelle ultime settimane tuttavia la distanza fra i due partiti si è assai ridotta, complici anche il brusco cambio della guardia e la proposta di una tassa sui sovraprofitti minerari. Ma a decidere il destino dei laburisti sembrano essere stati proprio i Verdi, che hanno intercettato la maggior parte dei voti persi dal partito al governo, sceso del 5,3% nel voto primario rispetto alle passate elezioni; al contrario, la coalizione liberal- conservatrice ha guadagnato l’1,6% delle preferenze. Nel voto totale il Labour ha ottenuto il 50,5% dei voti (-2,6%) contro il 49,5% della coalizione.
POSTA - Potrebbero però volerci due settimane per avere i risultati definitivi, in quanto oltre 2 milioni di elettori, più del 14%, hanno scelto di votare per posta, con un incremento di circa 460 mila voti rispetto alle elezioni del 2007. La commissione elettorale non inizierà lo spoglio di queste schede prima di domenica e, per legge, il conteggio dei voti arrivati per posta non può essere concluso prima di 13 giorni dalla data delle elezioni.
TASSE E MINIERE - L'industria mineraria guarda con preoccupazione al voto in quanto potrebbe essere costretta a pagare un miliardo di dollari australiani in più di tasse all’anno (700 milioni di euro), se i Verdi costituiranno l'ago della bilancia in Senato. Il laburisti sono intenzionati a confermare la tassa del 30% sui profitti delle miniere di ferro e carbone. Una tassa cui si oppone il candidato liberale Abbott, secondo cui costituirebbe un deterrente per gli investimenti nel settore di export più importante del Paese, mettendo a rischio anche l’occupazione. Il leader dei Verdi, Bob Brown, ha detto che voterà a favore solo se la tassa taglierà i profitti dei colossi minerari di altri 2 miliardi a partire dal 1° luglio 2012, soldi da investire nelle scuole. La tassa è impopolare negli Stati minerari, Queensland e Australia occidentale, dove Gillard e Abbott hanno concentrato la loro campagna elettorale nell’ultima settimana. La guerra con i colossi minerari è costata la poltrona a Kevin Rudd, fatto fuori a giugno dalla sua stessa maggioranza perché voleva tassare i profitti delle miniere del 40%. Gillard ha trovato un accordo con le grandi multinazionali, che hanno accettato la nuova aliquota, cui continuano invece a opporsi i piccoli gruppi.
Redazione online del Corriere della Sera



E’ un “trattamento Boffo internescional” che colpisce quello che definiamo “giornalismo partecipativo”.

I mandati di cattura per stupro sono già stati ritirati ma il danno rimane per Julian Assange di Wikileaks, reo di aver diffuso migliaia di documenti riservati sulle guerre statunitensi che hanno confermato in maniera inoppugnabile tutto quello che i pacifisti dicono (calunniati e discriminati) dal 2001.

Chi ha il potere di disinformare, minacciare, ridurre al silenzio, che sia il Pentagono, Silvio Berlusconi o l’ultimo disinformatore antilatinoamericano, usa tale potere per zittire le voci scomode. Lo sappiamo, eppure ritrovarsi soli è un attimo.

Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it


IL MIO COMMENTO. Sul primo tema in realtà c'è poco da commentare: è talmente evidente come i sistemi bipolari e ancor meglio bipartitici, nonostante i sistemi per teneri artificiosamente in vita, siano assolutamente inadeguati a descrivere e rappresentare la complessa e frammentata realtà. In Italia, dagli anni 90 in poi volevano presentarceli come la novità, il futuro, la modernità quando in realtà sono residuati bellici settecenteschi.
Sul secondo punto, anche qui poco da dire. Ricordatevi di questo quando sentite parlare di Cina, Iran, Corea del Nord, Venezuela, etc... : sono tutte balle! (infami).

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