07 settembre 2010

Energia: due articoli che fanno riflettere.

Il solare costa meno del nucleare (dal blog di Jacopo Fo)

Grafico costo energia solare ed energia nucleare
Il 26 luglio 2010 dovrebbe essere ricordato come una data storica: il New York Times ha pubblicato uno studio di John Blackburn, docente di economia presso la Duke University, nel quale si legge che il costo di un kilowattora prodotto con il solare fotovoltaico ha raggiunto i 16 centesimi di dollaro, meno rispetto al kilowattora prodotto da una centrale nucleare (dai 18 ai 22 centesimi di dollaro, calcolando anche i costi di trasporto dell'energia). 
Mentre negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico e' sempre diminuito, quello di un singolo reattore nucleare e' passato dai 3 miliardi di dollari nel 2002 ai 10 nel 2010.
Secondo Blackburn, uno Stato come il Nord Carolina potrebbe tranquillamente far fronte alle proprie necessità energetiche complessive ricorrendo soltanto alle fonti solare ed eolica.
(Fonte: Ecquologia)
Nella foto il grafico mostra l'andamento dei prezzi delle due fonti energetiche.
Fonte imm


LA DISPONIBILITÀ DI PETROLIO A BASSO COSTO È IN DECLINO (dal sito di Giulietto Chiesa)


Sussistono ragioni molto fondate per ritenere che la crisi finanziaria, partita nel 2007 in modo graduale ed evoluta nel 2008 in un vero e proprio ridimensionamento dell’economia globale, tragga in gran parte la propria origine nell’incapacità di estrarre petrolio greggio in quantità sufficienti, e acosti sufficientemente bassi, tali da sostenere la crescita imposta dall’economia aperta di mercato ormai affermata in tutto il mondo.
La medesima crisi e la conseguente diminuzione dei consumi ha senza dubbio avuto l’effetto, molto temporaneo, di rallentare l’incipiente deficit di petrolio, ovviamente al costo di un relativo impoverimento di molti Paesi e degli strati più svantaggiati delle relative (e sempre crescenti)popolazioni; l’attuale stabilizzazione dei prezzi del barile di petrolio oltre gli 80 dollari testimonia tuttavia che i fondamentali scatenanti non si sono modificati.
La relativa e modesta ripresa in corso non potrà che accentuare e avvicinare il momento in cui l’offerta di petrolio non potrà più fare fronte alla domanda minima sufficiente a sostenere la crescita necessaria a uno sviluppo armonico e al benessere diffuso. La stessa Agenzia Internazionale per l’Energia e il Governo USA hanno diffuso per la prima volta un avvertimento che, se ben interpretato e seguito da azioni adeguate, potrà aiutare almeno ad attenuare gli effetti del prossimo “crash” petrolifero.
La nostra Associazione si permette di suggerire una particolare attenzione non soltanto al suddetto previsto evento, ma anche alla sua collocazione nel tempoche è estremamente ravvicinata(entro 2-3 anni) e che di fatto rende difficilmente proponibili e praticabili programmi di riconversione a breve termine del sistema energetico e tecnologico.
Emerge qualche positivo elemento di speranza, almeno per il nostro Paese, rappresentato, a titolo d’esempio, dal vero e proprio “boom” del fotovoltaico, passato in pochi anni da una nicchia trascurabile a oltre 1.200 MW di potenza installata, e dell’eolico, la cui potenza installata presto raggiungerà i 5.000 MW, complessivamente contribuendo per quasi il 5% al fabbisogno nazionale di energia elettrica. La via d’uscita è tuttavia stretta e lunga, e deve essere percorsa in fretta!Essa necessita un forte sostegno da parte di tutti i livelli di governo e amministrativi riguardo alla produzione di energia da fonti rinnovabili, al risparmio e all’efficienza energetica e al trasporto sostenibile.

QUALCHE DATO SUL PICCO DEL PETROLIO
Il grafico sottostante è stato prodotto dal Dipartimento dell’Energia (DOE) del Governo degli Stati Uniti d’America a partire dai dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE),agenzia intergovernativa dei Paesi OCSE, dedicata allo studio e alle previsioni sul futuro energetico mondiale.
La stessa figura prospetta un futuro energetico molto preoccupante, caratterizzato a breve dal picco della produzione di combustibili liquidi.
offertacombustibili
Si tratta di un evento storico già in corso, il cui momento critico è collocabile, secondo i dati AIE,tra circa 18 mesi, intorno al valore di 87 milioni di barili al giorno.
La produzione di petrolio convenzionale, che è in pratica tutto il petrolio con cui è stato alimentato il metabolismo sociale ed economico mondiale almeno negli ultimi 50 anni, ha superato un picco di capacità nel 2008, ed è prevista declinare con un tasso annuo del 4%.
L’apporto di petrolio non convenzionale, essenzialmente sabbie bituminose e altri progetti simili,non coprirà che in minima parte il deficit che si sta aprendo tra domanda e offerta.
Tale deficit è rappresentato, nella figura, dall’area bianca classificata come l’insieme dei progetti produttivi ancora da identificare, che si trova tra la porzione colorata della figura data dalla somma della produzione delle varie categorie di liquidi combustibili e la curva in colore blu scuro, che rappresenta le previsioni dell’AIE sulla domanda da oggi al 2030.
In altre parole, la parte colorata della figura rappresenta la realtà, la parte bianca l’immaginazione.
Questa quantità di petrolio “immaginario” ammonterebbe, nel 2030, alla cifra stratosferica di 60milioni di barili al giorno, pari alla produzione attuale di sei produttori come l’Arabia Saudita.
I problemi, tuttavia, inizieranno molto prima, allorché la domanda inizierà a superare definitivamente l’offerta.
Purtroppo le scoperte di nuovi giacimenti, lungi dal ripetere i fasti dei tempi in cui furono individuati i grandi campi petroliferi che ci hanno generosamente servito per diversi decenni, dopo un picco a metà degli anni sessanta del secolo scorso, sono andate irregolarmente ma inesorabilmente calando e si attestano oggi intorno ad 1/5 dei consumi.
Tali scoperte sono inoltre principalmente costituite da progetti petroliferi estremamente complessi dal punto di vista geologico e ingegneristico (per esempio in alto mare, in zone perennemente coperte da ghiacci, a profondità chilometriche, greggio di qualità scadente, contenente sostanze pericolose o da eliminare,complicate lavorazioni di enormi quantità di sabbie o di rocce).
Tale complessità si riflette, ovviamente e prima di tutto, in costi economici più alti e ritorni energetici minori (minore estrazione di petrolio per unità di energia spesa per estrarlo), aspetto,quest’ultimo, che, indipendentemente dalle quantità di petrolio ancora esistenti, definisce il“vantaggio” tramite il quale la struttura socio-economico-produttiva può continuare a svilupparsi.
Negli Anni Trenta del secolo scorso si utilizzava l’energia corrispondente a un barile di petrolio per estrarne cento, oggi con un barile se ne estraggono da dieci a quindici, e ciò pur tenendo conto degli enormi progressi tecnologici intervenuti nel frattempo! La stessa crescente complessità della ricerca ed estrazione di petrolio si riflette anche, come purtroppo testimoniano le recenti cronache dal Golfo del Messico, in un aumentato rischio di incidenti dalle conseguenze particolarmente gravi e durature.
Da tempo la nostra Associazione ha divulgato ad ogni livello della società, dalle scuole elementari fino agli organi di governo dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali, l’entità, la tempistica e le possibili conseguenze del picco petrolifero, così come ora trovano conferma nel documento del Dipartimento dell’Energia del Governo degli Stati Uniti.
Il metabolismo sociale ed economico del nostro Paese, delle sue Regioni e città è ancora totalmente dipendente dalla fruibilità di combustibili liquidi a buon mercato.
Il panorama prevedibile nella fase di declino di disponibilità di tali combustibili è caratterizzato da costi crescenti degli stessi che si trascineranno dietro costi crescenti dell’energia in generale e delle materie prime (come si è visto nel periodo 2004-2008).
Tutti i settori produttivi, dai trasporti all’agricoltura, così come l’intero assetto economico e sociale soffriranno – in modo al momento imprevedibile – generando una riduzione delle disponibilità di beni, servizi e lavoro così come oggi li concepiamo. Si rileva che l’attuale fase di sostituzione dei combustibili liquidi di origine petrolifera con il gas naturale può alleviare solo in minima parte i problemi per il settore dei trasporti.
La scrivente Associazione evidenzia quindi la necessità che l’azione politica e amministrativa si occupi nel più breve tempo possibile di garantire alla società il mantenimento dei servizi essenziali scoraggiando la deriva verso il superfluo e focalizzandosi verso la preparazione, sia materiale, sia culturale, di una comunità informata e resiliente, chiamata ad affrontare un periodo di diminuzione del flusso di beni e servizi senza per questo collassare o trasformarsi in qualcosa di diverso e sicuramente meno gradevole.
In questo quadro si evidenzia inoltre il carattere controproducente dei progetti di rilancio del paradigma vigente, rappresentati dall’ipotesi di incrementare l’uso del carbone e dal ritorno al nucleare, che sottendono l’idea non sostenibile della crescita materiale infinita.
Grati per la Sua considerazione, rimaniamo a disposizione per qualsiasi approfondimento.
Con Ossequio.
ASPO ASSOCIAZIONE PER LO STUDIO DEL PICCO DEL PETROLIO

Membri del Comitato Scientifico e Soci ASPO
Pietro Cambi
Geologo, esperto indipendente
pietro.cambi@tin.it pietro.cambi@tin.it
Domenico Coiante
Associazione Amici della Terra, Roma
d.coiante@libero.it d.coiante@libero.it
Gianni Comoretto
Istituto Nazionale di Astrofisica
comore@arcetri.astro.it comore@arcetri.astro.it
Massimo De Carlo
EVCG-Electric Vehicles Consultant Group, Firenze/Padova
decarlo@aae.it decarlo@aae.it
Claudio Della Volpe
Ricercatore di Chimica Fisica Applicata
Università di Trento
claudio.dellavolpe@ing.unitn.it claudio.dellavolpe@ing.unitn.it
Alberto Di Fazio
Istituto Nazionale di Astrofisica
adifazio2000@gmail.com adifazio2000@gmail.com
Giuseppe Grazzini
Dipartimento di Energetica, Università di Firenze
giuseppe.grazzini@unifi.it giuseppe.grazzini@unifi.it
Renato Guseo
Dipartimento di Scienze Statistiche, Università di Padova
guseo@stat.unipd.it guseo@stat.unipd.it
Leonardo Libero
Periodico “Energia dal Sole”, Torino
leonardo.libero@fastwebnet.it leonardo.libero@fastwebnet.it
Luca Lombroso
Meteorologo e divulgatore Ambientale (www.lombroso.it)
Osservatorio Geofisico, DIMA Università di Modena e Reggio Emilia
luca@lombroso.it luca@lombroso.it
Terenzio Longobardi
Ingegnere, esperto indipendente, Pisa
terenzio_longobardi@yahoo.it terenzio_longobardi@yahoo.it
Pierangela Magioncalda
ERG S.p.A., Genova
pmagioncalda@erg.it pmagioncalda@erg.it
Emilio Martines
Consiglio Nazionale delle Ricerche-IGI. Padova
Francesco Meneguzzo
Consiglio Nazionale delle Ricerche -IBIMET, Firenze
F.Meneguzzo@ibimet.cnr.it F.Meneguzzo@ibimet.cnr.it
Luca Mercalli
Società Meteorologica Italiana, Torino
RaiTre “Che Tempo Che Fa”
luca.mercalli@nimbus.it luca.mercalli@nimbus.it
Mirco Rossi
Divulgatore, studioso indipendente, Venezia
mirco.rossi05@libero.it mirco.rossi05@libero.it
Giorgio Nebbia
Università di Bari
nebbia@quipo.it nebbia@quipo.it
Massimiliano Varriale
Referente scientifico energia e rifiuti, WWF Italia Roma.
varrialemassimiliano@virgilio.it varrialemassimiliano@virgilio.it


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