02 ottobre 2010

"Attentato" a Maurizio Belpietro: ecco a voi tutte le stranezze del caso.

da Non Leggere Questo Blog.



Gli investigatori parlano di un vero e proprio "rompicapo": dell'uomo che avrebbetentato di uccidere il Direttore di Libero Maurizio Belpietro si sa poco e nulla. Nonostante questo, la legione papale si è mossa immediatamente, quel killer è stato armato da Gianfranco Fini, da Antonio Di Pietro, anzi da Facebook, dai Blogger, no, dai grillini, e pure dal Popolo Viola, Travaglio e Lisa Simpson. Quella roba lì insomma. Dinamiche che vanno sfruttate nel brevissimo periodo, a prescindere da verità, falsità e riscontri esaustivi. Via subito ai mandanti morali, ai generatori d'odio, è il ritorno agli anni di piombo. Vabbè, vedremo. Intanto mi sono permesso di raccogliere tutte le curiosità del caso, sapete, quando si ha a che fare con una certa parte politica e giornalistica è sempre meglio andarci piano. Tra cimicioni-farsaauto-minacce,allarmi-falsi e pseudo-bombe, nel luogo dove si continua a mischiare verità e menzogna, nel luogo dell'esasperazione mediatica e della "Betulla" atomica, beh, è d'obbligo usare la prudenza. Dicevo, ecco tutte le stranezze dell'"attentato" alla vita di Maurizio Belpietro:
  1. Il capo scorta, dopo anni di routine, decide di non prendere l'ascensore, ma scendere per le scale. Per potersi fumare una sigaretta, dice. Sarà proprio questa provvidenziale casualità a farlo imbattere nel malintenzionato, prima che questi possa dirigersi dal Direttore di Libero.
  2. L'attentatore tenta immediatamente di uccidere il capo scorta, sparandogli in faccia da una distanza ravvicinata. Questo racconta il poliziotto. La pistola però s'inceppa, fa "click", poi il killer scappa. Un'altra provvidenziale casualità.
  3. La pistola viene descritta dal capo scorta come una "Beretta", quindi una semiautomatica. Pistola affidabilissima, scelta come arma ufficiale da molti eserciti del mondo, compreso quello italiano. Io non sono un intenditore, ma da quello che ho capito non è possibile che questo tipo di arma s'inceppi, non nel modo descritto dal capo scorta.
  4. Spunta persino l'ipotesi "pistola-giocattolo", ma i media vicini al Presidente del Consiglio non la prendono assolutamente in considerazione, e non ne fanno cenno.
  5. La reazione dell'attentatore alla vista del capo scorta è particolarmente violenta. Il poliziotto era vestito in borghese, perché ucciderlo? E se fosse stato un normale condomino? Perché non provare a far finta di niente, e risalire tranquillamente le scale?
  6. La reazione del capo scorta: dopo aver visto la morte in faccia (ricordiamo la pistola puntata sul suo volto) si getta a terra, o dietro un angolo, poi fa fuoco mirando al killer. Due volte, poi si alza, insegue giù per le scale l'attentatore - un paio di rampe - e spara una terza volta. Poi risale da Belpietro. Nessun colpo giunge a segno, ed in questo momento la sezione balistica della Questura di Milano sta indagando sulla traiettoria dei proiettili sparati. Inizialmente si è parlato di "3 spari in aria", con il semplice obiettivo di dissuadere il malintenzionato. Aspettiamo ulteriori riscontri.
  7. Sono attimi concitati, fuori è notte, a rischio la vita, il criminale in fuga. Tutto in un lampo, ma il capo scorta riesce a descrivere il tipo di pistola, il volto, la carnagione, la corporatura e l'abbigliamento del fuggitivo: prima si parla di un uomo vestito da finanziere, poi le ore passano e si scopre che quell'uomo aveva i pantaloni di una tuta adidas, bianchi con righe nere, ed una camicia "grigio-verde con mostrine" che potrebbe ricordare quella della Gdf. Un po' straccione, ecco.
  8. Gli agenti di scorta sono professionisti particolarmente preparati, che devono saper fronteggiare qualsiasi situazione di pericolo. In questo caso il poliziotto ha sì messo in fuga l'attentatore, ma non è riuscito a colpirlo da una distanza ravvicinata, dopo aver subito un'aggressione gravissima, per poi lasciarselo sfuggire.
  9. Il racconto di Maurizio Belpietro: a Repubblica afferma di essere entrato in casa (6°piano) e di aver lasciato la porta socchiusa, di aver sentito gli spari, di essersi girato ed aver visto l'agente proteggersi dietro ad un angolo, per poi rispondere al fuoco. Ma l'agente ha incontrato l'attentatore solo al piano inferiore (tra il 4° ed il 5°), e quindi sarebbe stato impossibile vederlo. Difatti Belpietro alla maggior parte dei media dichiara qualcosa di diverso, e cioè di aver chiuso la porta di casa alle sue spalle, una volta entrato, e di aver sentito in un secondo momento gli spari.
  10. Belpietro afferma di essere andato istintivamente verso la porta, una volta sentito il trambusto - per poterla aprire e capire cos'era successo - ma di essere stato subito avvertito dagli agenti di scorta di rimanere in casa, che c'era un uomo armato nel palazzo. Ma il poliziotto che aspettava in macchina non si è accorto di nulla, e l'altro era occupato con il malintenzionato. Chi ha avvertito Belpietro con tanta rapidità, immediatamente dopo l'ultimo sparo? Un punto da chiarire.
  11. Il fallito attentato non è stato ancora rivendicato. Il capo della polizia Manganelli ordina di vagliare ogni ipotesi, ma già parla di un "fanatico singolo", spezzando il clamore mediatico: "Magari poi si scoprirà che la pistola era finta, e che l'attentatore voleva solo spaventare".
  12. La scientifica ha analizzato scale e garage: non ci sono indizi, nessuna traccia.
  13. Per ora la quasi totalità della ricostruzione si basa sulle parole dell'agente di scorta coinvolto nel fattaccio, tale A.M., promosso agente scelto dopo aver sventato un altro possibile attentato. Era il 1995, e la vittima designata il procuratore D'Ambrosio. La dinamica ricorda molto quella avvenuta nel palazzo di Belpietro: anche allora A.M. mise in fuga l'attentatore, ma non riuscì a catturarlo o a colpirlo, ed i responsabili del possibile omicidio non sono mai stati individuati.
  14. L'attentatore è probabilmente fuggito dall'uscita secondaria, che dà su Corso Borgonovo. D'obbligo quindi imbattersi nella relativa telecamera, o nel custode, che abita proprio lì. Ma nessuno ha notato niente, né l'occhio umano, né quello elettronico. Da dove sia fuggito l'attentatore, rimane un mistero. E pure da dove sia entrato: nessun condomino ha notato niente di strano.
  15. Infine casa-Belpietro è situata in pieno centro a Milano - vicino allo show room di Armani - ed è quindi circondata da telecamere. Se qualcuno è entrato o uscito da quel palazzo, impossibile non venga ripreso. Gli investigatori hanno già controllato tutte le registrazioni, fino a 4 isolati di distanza, ma per ora niente. L'attentatore è un fantasma.

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