La storia è di quelle importanti. Il giornale macedone Dnevnik pubblica un articolo dove viene delineato il profilo dell'agente Ibar, nome in codice di un macedone di etnia albanese, leader secessionista nel 2001 e passato adesso alla politica in giacca e cravatta. Solo che, almeno fino al 2001, lavorava per i servizi segreti serbi. Facendo il doppio gioco, in quanto uomo anche dei servizi segreti di Tirana.
Una storia enorme, anche perché tutti gli indizi seminati dal giornale, come le molliche di pane di Pollicino, portano ad Alì Ahmeti, attuale leader del partito Democratic Union for Integration (Dui) nella coalizione di governo e punto di riferimento della corposa minoranza albanese in Macedonia.
Ahmeti, nel 2001, è stato il capo dell'Esercito di Liberazione Nazionale(Uqk), costola del più noto Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck), fondato inSvizzera a metà degli anni Novanta e in lotta per l'indipendenza da Belgrado, ottenuta nel 2008. Ahmeti e gli albanesi macedoni, subito dopo il conflitto in Kosovo nel 1999, volevano staccarsi dal governo centrale di Skopje, in Macedonia. Dopo sei mesi di guerriglia, costata la vita ad almeno quarantatre' persone, l'Uqk accettò gli accordi di Ohrid e cessò le ostilità, ottenendo la rappresentatività della comunità albanese nelle istituzioni macedoni. Ahmeti passò alla lotta politica e, nel 2002, entrò nella coalizione di governo della quale fa ancora parte.
Se l'agente Ibar (nome del fiume che divide serbi e albanesi a Mitrovica, in Kosovo) fosse Ahmeti, la sua carriera politica sarebbe distrutta. ''E' una manovra per screditare i fondatori dell'Uck e dell'Uqk, per inquinare i successi ottenuti da queste due formazioni, una manovra per screditare la storia albanese'', ha replicato furibondo Abdullhakim Adami, braccio destro di Ahmeti, che ha preferito tacere. ''Una fonte riservata ci ha consegnato dei documenti che, a un primo esame, sembrano autentici'', ha commentato Saso Kokalanov, direttore diDnevnik. ''Mi rendo conto che se questa storia venisse confermata ci sarebbero delle gravi tensioni all'interno della comunità albanese, ma io faccio il mio lavoro. Adesso tutto è nelle mani della Commissione Lustracja''.
Già, lustracja, lustrazione. Nominata nel 2008, ha il compito - sul modello di altri paesi ex comunisti - di individuare tutti coloro che a suo tempo hanno collaborato con il regime. Compito arduo e dannatamente politico. La prima vittima della Commissione, a fine settembre, è stata Trendafil Ivanoski, presidente della Corte Costituzionale macedone. Secondo laLustracja ha, da adolescente, fatto l'informatore per la polizia politica della ex-Jugoslavia, della quale la Macedonia ha fatto parte fino al 1993. Ivanoski non ha mai negato, ma ha anche sottolineato come lo facessero tutti e di come lui si ritenga vittima di una manovra delpremier macedone Nikola Gruevski, suo nemico. Stessa idea che, nella comunità albanese, può avere avuto Shpend Ljushi, leader del Partito Democratico Albanese (Dpa), all'opposizione e in lotta perenne con Ahmeti per la leadership della minoranza di appartenenza in Macedonia. Ljushi ha confermato di aver consegnato alla Lustracja deidossier, ma non ha confermato che si parla di Ahmeti.
Un bel rebus, che riporta alla luce le tensioni etniche in Macedonia, che molti ritenevano placate con gli accordi di Ohrid. In realtà la divisione c'è e si vede, anche all'interno della comunità albanese. Quella classica, però, resta la frattura principale. L'ultima lite tra albanesi e slavi in Macedonia, dopo la baruffa per stabilire i criteri che devono parametrare il censimento del 2011, è per le piazze della capitale Skopje. Il sindaco, grazie ai fondi internazionali ottenuti dalla città per il riconoscimento dell'antico Bazar quale patrimonio dell'umanità, ha stanziato un faraonico piano di ristrutturazione di Piazza Macedonia, in centro. Dall'altra parte del fiume Vardar, che taglia in due Skopje, ecco che il primo cittadino del distretto Chair della capitale, a maggioranza albanese, stanzia 400mila euro per una Piazza Skenderbeg, eroe nazionale albanese. Un Paese diviso, attorno ai rispettivi simboli. Ahmeti, per gli albanesi, è uno di questi.
Christian Elia
Fonte: Peacereporter.net
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