19 marzo 2007

Una chiesa, mille voci



Tratto da Aprileonline.it, Manuela Bianchi, 16 marzo 2007



Il cardinale Martini ha esortato ieri la Chiesa a "non imporre ordini dall'alto" e a riprendere una posizione più conciliante in materia di diritti civili: non bisogna penalizzare le coppie di fatto ma sostenere le famiglie. Abbiamo sentito il prof. Stefano Ceccanti, capo dell'ufficio legislativo del ministro delle Pari Opportunità ed estensore del ddl sui Di.co.




Dalle parole del cardinal Martini, pronunciate ieri da Gerusalemme dove il porporato ha celebrato una messa e ha festeggiato i suoi ottant'anni in compagnia dell'arcivescovo Dionigi Tettamanzi e di circa 1.300 pellegrini provenienti da Milano, uno sprone alla Chiesa cattolica perché dialoghi e non ordini dall'alto: ''È un grande compito che dobbiamo portare avanti, per il quale io prego nella mia intercessione quotidiana: che ci sia dato, anche come Chiesa italiana, di dire quello che la gente capisce: non un comando dall'alto che bisogna accettare perché è lì, viene ordinato, ma come qualcosa che ha una ragione, un senso, che dice qualcosa a qualcuno... ''. Una esortazione che si inserisce nel dibattito tutto italiano sui Di.co, che attendono di seguire l'iter parlamentare tra le polemiche trasversali agli schieramenti, e sui quali Martini proietta un cono di luce, invitando a riprendere il suo testo del 2000 sulla famiglia, nel quale l'allora arcivescovo di Milano affermava: '' Al vertice della nostra preoccupazione deve stare non già il proposito di penalizzare le unioni di fatto, ma piuttosto di sostenere le famiglie in senso proprio''. Abbiamo chiesto un commento alle parole del cardinale a Stefano Ceccanti, capo ufficio legislativo del ministro alle Pari opportunità Barbara Pollastrini, nonché estensore del ddl governativo sulle coppie di fatto.
Stefano, come commenti l'invito del Cardinal Martini, riportato dal Corriere della sera di oggi, a riprendere il testo del 2000 sulla famiglia?Mi sembra che il testo del cardinal Martini del 2000 sulla famiglia abbia degli aspetti molto interessanti perché spiega come la logica solidaristica dello Stato debba venire indirizzata, in maniera diversa, sia alle famiglie fondate sul matrimonio sia alle convivenze. Quindi lo stato per sua impostazione di fondo, seguendo la Costituzione, deve riconoscere questi valori che sono presenti sia pure in modo diverso. Penso all'articolo 2 della Costituzione...
Cosa recita l'articolo 2 della Costituzione?Parla dei diritti e della tutela della persona nelle formazioni sociali dove cresce la personalità. Che rappresentano anch'esse dei valori per lo Stato anche se sono di formazione sociale diversa dalla famiglia fondata sul matrimonio. E qui Martini è importante perché riprende le varie sentenze della Corte costituzionale che hanno stabilito che anche le convivenze dotate di una certa stabilità meritano delle tutele. Perché un conto è la stabilità che è promessa col matrimonio, e lo Stato si impegna ad aiutare i coniugi, però c'è anche una stabilità non è promessa preventivamente e che è dimostrata da chi vive nelle convivenze. Queste convivenze sono di fatto, però anche lì c'è un valore di stabilità. Non c'è impegno a formare però c'è una stabilità dimostrata e per questo lo Stato deve approntare in questi casi dei diritti in rapporto alla stabilità dimostrata. Questo è quanto dice la Corte costituzionale e Martini, infatti, prima di arrivare a parlare in positivo spiega che questo è il punto di equilibrio che ha raggiunto la Corte costituzionale.
Come interpretare le esternazioni di Martini all'indomani della nomina di Bagnasco ai vertici della Cei e a pochi giorni dalla nota vincolante della Cei sui Di.co?Innanzitutto è da tenere presente che il Papa ha deciso di nominare alla presidenza della Conferenza Episcopale l'arcivescovo di Genova e quindi non ha mantenuto la tradizione del doppio incarico tra vicario del papa e presidente della Cei, iniziata con Poletti ancor prima di Ruini. Questo vuol dire che il Papa esprime sì una linea, tuttavia riconosce che sia importante un certo livello di dibattito e di collegialità nella Chiesa perché la fine del doppio incarico significa che c'è una situazione di maggiore collegialità in cui si possono anche esprimere, dentro certi binari, delle posizioni anche parzialmente diverse.
E questo come si concilia con l'esortazione postsinodale del Papa "Sacramentum Caritatis" di qualche giorno fa?Questo si concilia benissimo con l'esortazione postsinodale, anzitutto perché quel documento risultava da un confronto svoltosi all'interno del sinodo dei vescovi, e che ha tenuto molto conto delle conclusioni che i vescovi avevano elaborato. E poi perché è stata travisata in buona parte l'indicazione che da lì deriva, che era in positivo a fare leggi e non rappresentava una specie di veto. Il passaggio chiave del paragrafo dove si parlava delle leggi, non diceva affatto non fate leggi contro natura, non era calcato in negativo, bensì intendeva esprimere fate leggi conformi ad alcuni principi, era un invito contro l'inazione. Per esempio nell'ambito delle politiche familiari molti di coloro che oggi criticano l'attuale governo in realtà non hanno fatto nulla. Non è che avessero fatto leggi contrarie alla famiglia, semplicemente non ne avevano fatte. Quindi quelle formulazioni di Ratzinger sono state equilibrate, ma un po' distorte dai media.
Perche ritieni che i media abbiano dato una lettura distorta delle parole del Papa?Perché hanno cercato un meccanismo informativo che ha estrapolato solo quelle 5 righe traducendole in negativo. Quasi tutti hanno virgolettato "non fate leggi contro natura" frase che non figura nel testo.
Ho letto che Colombo, parlamentare del Prc lascia il partito perché non puo' votare i Di.co in quanto cattolico...Qui c'è un cortocircuito, nel senso che i cosiddetti principi non negoziabili in questa materia sono fondamentalmente due: il primo, per un cattolico, è che il matrimonio è indissolubile. Fuori dall' idea di indissolubilità non c'è un vero e proprio matrimonio. Però il nostro ordinamento non prevede il matrimonio indissolubile, e i Di.co, sotto questo punto di vista, sono molto simili al matrimonio civile. I Dico non introducono nel nostro ordinamento una forma di unione non indissolubile che altrimenti non c'è, perché il matrimonio civile è meritevole quanto si vuole, ma non è comunque indissolubile.
Il secondo principio non negoziabile è il fatto che l'unione civile non si chiami matrimonio, perché il matrimonio, per l'impostazione cattolica, è l'unione stabile di un uomo e di una donna. Quando si è votata la legge sul matrimonio omosessuale in Spagna c'è stata un'illustre obiezione di coscienza nel gruppo socialista al Senato, quella del senatore Vazquez, che è stato poi nominato da Zapatero ambasciatore di Spagna alla Santa sede, senza ricevere alcuna punizione dal partito. Vazquez ha votato contro il matrimonio omosessuale dicendo che era per riconoscere tutti quei diritti, ma senza chiamarli matrimonio. E questo è il punto. Non che ci sia una legge che riconosca dei diritti che tra l'altro non discriminino le coppie omosessauli, ma di non chiamare l'unione tra omosessuali matrimonio. Questi sono i due punti, ma i Di.co non vivono nessuno di questi due aspetti. Quindi è immaginabile una obiezione di coscienza nel caso che si faccia una legge che chiami matrimonio omosessuale l'unione tra due persone dello stesso sesso. Ma questo non si dà nel caso dei Di.co, che sono fatti per tutti i tipi di coppie, a prescindere anche dall'orientamento sessuale.
Ho letto anche che i teodem si stanno muovendo per emendare i Di.co...Bene, speriamo che scrivano degli emendamenti interessanti. Per esprimermi in proposito attendo di leggerli, tenendo presente che quando ci sono emendamenti parlamentari anche una virgola può cambiare tutto.
Un'ultima battuta: pensi che l'iter parlamentare dei Di.co potrà portare a qualcosa di positivo?Lo spero ardentemente. Mi sembra che ci sia una maturazione del Paese intorno a questi temi. Io spero che ne venga fuori un testo equilibrato che mantenga alcuni pilastri che noi abbiamo individuato. In particolar modo penso che la soluzione di riconoscere queste coppie all'anagrafe sia la più felice, perché rappresenta una garanzia anche dello Stato di poter individuare chiaramente chi sono i beneficiari. Detto questo tutto si può migliorare.




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