16 marzo 2008

Sui fatti di Lhasa


Come sapete seguo i fatti cinesi, in generale, con grande attenzione. Ho taciuto fino ad ora perchè volevo cercare di capirne di più sui fatti recenti avendo fiutato aria di manipolazione per mano occidentale(ad esempio presentare le foto di quanto avveniva in India quasi come fossero quelle di Lhasa). Purtroppo non mi sono sbagliato. Certo è difficile pensare a un monaco buddista , pacifista per vocazione, dare la caccia a un cinese con spranghe e quant' altro ma pare proprio che sia accaduto questo, come ci dimostrano in occidente gli assalti alle ambasciate, molto pacifiste.

Una pulizia etnica, ma in direzione contraria rispetto a quella che ci vogliono far credere il sempre inopportuno Dalai Lama e il sedicente governo tibetano in esilio (sic). Non che la reazione Cinese non sia stata troppo forte, bisogna dirlo, ma bisogna anche sottolineare la maniera distorta con cui arrivano le notizie, magari dai corrispondenti da Pechino e Shanghai che da una parte si lamentano delle terribile censura cinese e poi pretendono di raccontarci i fatti come se fossero sul posto: paradossi della disinformazione.

Tra le tante e fascisteggianti stronzate anticinesi i pochi interventi sensati spiccano come quello del solito lucidissimo Fattori o quello di k19278 sul blog di Cavalera (Corriere della Sera) che sfuggendo dal dualismo sinofobi-sinofili dimostrandosi semplicemente sinologo. Lo riporto qui, perchè mi sembra uno degli interventi più seri.

Gentile sig. Cavalera, Per quanto riguarda l'attuale situazione in Tibet, sarei cauto nel dare un giudizio definitivo sulla situazione. I tragici eventi purtroppo non mi sembrano essere ancora del tutto confermati (l'inviato dell'Economist, unico giornalista straniero autorizzato ad essere a Lhasa in questi giorni, non fa cenno alle "decine di morti" di cui parla il governo tibetano in esilio in India). Spero che se ne possa sapere al più presto di più. Mi è dispiaciuto, leggendo il Suo articolo, notare come Lei faccia risalire la vexata quaestio dei rapporti tra Han e Tibetani all'occupazione cinese degli anni Cinquanta, puntando forse troppo ad evidenziare l'aspetto prettamente "comunista" della faccenda. In realtà "Cinesi" e Tibetani hanno interagito in modo anche violento (da entrambe le parti) a partire dalla dinastia Tang (fine VI-inizio X sec.). Lei, inoltre, definisce il Tibet un "piccolo stato indipendente": vorrei far notare che la Regione Autonoma del Tibet è grande il doppio della Francia (ma "piccolo" evoca simpatia e odio per la prevaricazione del "gigante asiatico") e che il Tibet è stato ufficialmente "indipendente" per una quarantina d'anni, a seguito dell'espansione degli interessi inglesi in Asia Centrale. In precedenza, almeno a partire dal XIV sec., il suo status era quello di regno tributario sotto l'egida dell'Impero Celeste. Con questo ovviamente non si vuole giustificare il genocidio culturale attuato negli ultimi decenni (cosa di cui anche le altre minoranze presenti in territorio cinese sanno qualcosa). Ma ho paura che concentrare le nostre attenzioni sulla dicotomia cinese cattivo - tibetano buono (come si evince da molti commenti su questo blog) possa solo esacerbare la situazione e fomentare un'ingiustificata sinofobia nei nostri Paesi. La visione esotista dei nostri media (tibetano=monaco pacifista intento a disegnare mandala con la sabbia) non mi pare utile né allo sviluppo di un costruttivo dialogo internazionale con la Cina né agli stessi interessi dei tibetani, che sono persone vere e non un'icona posticcia. Della stessa parzialità mediatica, d'altro canto, soffre anche l'etnia dominante Han: sono ormai anni che sulle nostre televisioni viene proposta l'immagine del cinese affarista, infido, avido e crudele: qui non si nega il fatto che il governo cinese, molti imprenditori cinesi e molte aziende cinesi spesso e volentieri violino i diritti dei lavoratori e della popolazione; si vorrebbe però far capire che dei progressi nel campo dei diritti ci sono stati (nonostante se ne parli solo sulla letteratura specialistica) e che noi per primi dobbiamo essere tolleranti per poter poi predicare tolleranza nei confronti dei tibetani. Per coloro che tendono a trarre facili conclusioni, questa non vuole ASSOLUTAMENTE essere una difesa ad oltranza delle azioni e del popolo cinesi. Da parte mia sono completamente contrario alla repressione violenta delle manifestazioni e mi auguro vivamente che possa essere presto trovata una soluzione onorevole e dignitosa per ambo le parti (magari una "reale" autonomia come auspica anche il Dalai Lama).

AGGIORNAMENTO
Il nostro post è stato segnalato da Repubblica. Forse per l'informazione in occidente c'è ancora speranza.

5 commenti:

Sympatros ha detto...

Penso che, ragionevolmente e per opportunismo, nessuno sarà interessato, con l'avvicinarsi delle Olimpiadi, a far da cassa di risonanza a ciò che succederà in Tibet.
I tibetani saranno lasciati soli, senza tener conto se la loro causa è giusta o oscurantista.

Auspicabile sarebbe che, in cambio di olimpiadi tranquille, si arrivasse ad un'autonomia dei tibetani, forte in politica e amministrazione interna, controllata in politica estera. ma siamo nel campo degli auspici!

Anonimo ha detto...

sui fatti del tibet
Nessuno degli stati che attualmente compongono il mondo può dirsi DEMOCRATICO.(c’è sempre un neo…imperfezione) Storicamente parlando l’unico stato democratico che sia mai esistito non è mai esistito. Né Platone e neppure Aristotele potrebbero dire che c’è democrazia oggi come ieri nel mondo. E non abbiamo provato il giusnaturalismo. Solo uno stato (!)(forse) si è avvicinato ad un tentativo di democrazia ed è LIBERTALIA. Il Tibet fu occupato nel 1720 dai cinesi che imposero il protettorato, e invaso dai Britannici nel 1903/4. che c…o di democrazia hanno mai avuto !.Forse quella religiosa ? TEOCRAZIA è libertà? Dovrebbe essere il nostro “un mondo senza confini” ed invece ogni minuto se ne fanno dei nuovi. Sotto ci sono SOLO gli interessi economici- politici- militari- religiosi-
e ognuno soffia sul suo interesse. Tra molto poco l’Europa (alla faccia del UNITA’) sarà divisa in provincette, land, staterelli microscopici ed etnicamente purissimi così grazie al fatto che ci facciamo male i c…i nostri l’America verrà a farsi i c…i suoi anche qui da noi .e noi, tutti noi nel mondo TUTTI saremo finalmente DEMOCRATICAMENTE governati .Per essere tutti democratici, seremo, tutti SUDDITI. E che c’entra il TIBET ? vedrete,(e comunque..bravo Sympatros, buon intervento)…

Jean Lafitte ha detto...

il Tibet entrò a far parte dell' impero nel 1200 per opera del buddista e mongolo Gengis Khan nonno di quel Khubilai Khan che fondò la dinastia mongola degli Yuan

Beppe ha detto...

Anche la Gallia entrò nell'impero romano con Cesare, la Britannia con Claudio e Domiziano, la dacia con Traiano ecc ecc.

Jean Lafitte ha detto...

quindi?