15 ottobre 2008

Se Previti querela Travaglio, perchè Sandokan non dovrebbe querelare Saviano?


Il senso del post sta nel titolo. Due notizie, lo stesso giorno, che fanno riflettere. In realtà stiamo riflettendo parecchio e le cose vanno di male in peggio. Stavamo sull'orlo del baratro e ci siamo caduti e andiamo sempre più giù.
E' intanto i solti servi della gleba, i "liberali", quelli che si scandalizzavano per il caso Jannuzzi, quelli garantisti a targhe alterne, esultano, non conoscendo neanche le motivazioni della sentenza.
Ma d'altronde da certi personaggi, cosa potremmo aspettarci?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Previti ha querelato Travaglio perché non aveva nulla da perdere a mostrare i denti.

Previti ha moltissime amicizie fra i magistrati.

Un magistrato importante come Squillante era suo sodale nel maneggiare danari in Svizzera.

Un altro magistrato, Metta, autore della sentenza scandalo, lavora o ha lavorato nel suo studio.

Nel Tribunale di Roma, Previti conta numerosi amici ed estimatori, per non sospettare di peggio.

E giudici come Corrado Carnevale hanno dimostrato che basta un cavillo per fare la differenza.

Travaglio si batte per i principi di una società liberale, democratica e giusta.

Previti vive delle prede che credono di vivere in una società liberale, democratica e giusta, approfittando abilmente della minima occasione per sbranare chi gli capita a tiro.
Gran parte degli attacchi vanno a vuoto, ma se si verificano le circostanze opportune, può ferire senza rischiare nulla e godersi una tardiva vendetta.

Previti è un detenuto in semilibertà che riesce a vivere negli agi.

Vive in un attico al centro di Roma e risulta nullatenente per il fisco, cui deve una montagna di soldi per evasione fiscale.

E' un poveraccio più potente del Re e del Papa, perché non hanno neanche il coraggio di metterlo in galera.

E sa un mucchio di cosette interessanti su Berlusconi, che potrebbero imbarazzare Sua Emittenza ben oltre il comodissimo lodo Alfano.

Sandokan è un pericolosissimo delinquente che, non riuscendo ad accoppare chi riesce a cantargliele sul muso "Urbi et Orbi", ha scelto la stessa tecnica.

Solo una legge che tolga ai parlamentari ed ai condannati in via definitiva di approfittare della loro evidente condizione di vantaggio, ricondurrà il diritto di critica e di cronaca su un piano di equità fra chi denuncia un crimine e chi si sente diffamato.

Che poi resta un palese controsenso:
com'è possibile considerare diffamato uno che un Tribunale della Repubblica ha condannato in via definitiva alla galera?
Si può diffamare chi ha un onore, non certo chi l'ha perso in un Tribunale e vive nelle patrie galere perché ritenuto indegno della società civile.

Ed al mio paese l'onore è uno solo.

Un Parlamentare gode invece della più completa immunità e della clausola del libero esercizio di espressione.
Nulla da ridire, ma almeno vorremmo la medesima libertà di insultarlo, criticarlo, satireggiarlo.

Cordiali saluti da Sagra