di Livio Ricciardelli per Termometro Politico
La politica è l’arte del compromesso.
E questo porta molti politici,o grandi statisti, a fare i conti con la propria morale:“Il fine, giustifica i mezzi” (fase erroneamente attribuita a Machiavelli)?
Questa corrente di pensiero porta alcuni uomini politici a confrontarsi, a seconda delle proprie responsabilità, con ardue scelte.
Se in certi casi si baratta la “morale” per ottenere “l’ordine”, in altri casi la vicenda si ridimensiona parecchio.
Non solo perché non si è “grandi statisti”. Ma anche perché non ci sono altri mezzi per realizzare quello che all’inizio abbiamo illustrato come la quintessenza della politica.
Può accadere allora che, nel corso dell’estate del 2008, un gruppo parlamentare dell’opposizione (l’Udc) voti l’astensione per il Lodo Alfano, pur essendo contrario al testo, in quanto almeno era stata ritirata la cosiddetta norma ammazza - processi. Un compromesso, dunque.
Col passare del tempo però le cose cambiano.
Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale del lodo Alfano, il governo ci riprova: si chiede una norma che velocizzi i processi ma che, in certi casi, li ammazza comunque.
Ecco quindi il drappello di eroi dell’”estate 2008” che utilizza la stessa rispettabile strategia: mai una legge che blocchi i processi! A questo punto meglio un nuovo lodo Alfano costituzionale.
La sentenza dal palazzo della Consulta infatti ricordava che il cosiddetto lodo Alfano, che in pratica era uno scudo immunitario per far lavorare “in pace” le prime quattro cariche dello stato, era incostituzionale per l’articolo 138 della Costituzione italiana, ovvero quell’articolo che ricorda che, ogni qual volta si legifera su una materia che intacca la Costituzione, è necessario un particolare iter parlamentare (in primis il voto di almeno 2/3 dell’Assemblea, altrimenti si può ricorrere facilmente e in vari modi a referendum confermativo).
Trovata geniale allora, quella degli eroi dell’estate 2008!
Salvi i processi, salvo il capo (pardon, i capi) e maggioranza parlamentare che, su questo tema, si estende sino a parte dell’opposizione.
Si discute della questione politica e altri gruppi, come il Pd e l’’Italia dei Valori, si schierano contro questa strategia: se si vuole fare una riforma della giustizia, discutendo anche di questioni inerenti all’immunità, è necessaria una riforma organica. E soprattutto una riforma che sia per i cittadini, e non per pochi singoli.
Sul cattivo funzionamento della giustizia in Italia a parole sono tutti d’accordo.
Ma in molti, anche nell’opposizione, non hanno forse colto un tratto essenziale della questione che rende la strategia fin qui analizzata vana.
La Corte infatti non ha solo ribadito che il lodo Alfano era incostituzionale per l’articolo 138. Ma anche per l’articolo 3, uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
La critica fatta da gran parte della maggioranza alla sentenza della Corte, che appunto a differenza della sentenza per il lodo Schifani nel 2004 inseriva tra gli elementi di incostituzionalità la violazione dell’articolo 138, ha del tutto trascurato questo aspetto che sembrava scontato. Ma a quanto pare non lo è.
In pochi hanno dichiarato (tra questi giusto menzionare Anna Finocchiaro) che la discussione si basa sul nulla, perché se il lodo Alfano è incostituzionale per l’articolo 3, si ridimensiona tutto il dibattito su possibili immunità alle principali cariche dello stato.
Per non parlare poi delle strampalate analisi comparate, con citazioni della Francia che prevedono una forma di immunità, del resto limitata, nei confronti del capo dello stato.
Appunto, il capo dello stato! E non un capo dello stato di tipo “monista”, ma colui che esercita il potere esecutivo.
La norma blocca processi di per se ha seri profili di incostituzionalità, e le ultime voci da palazzo Grazioli fanno credere che una sua approvazione in Parlamento andrebbe incontro ad una sicura bocciatura o dal Quirinale o dalla Consulta.
L’immunità parlamentare, anche in questo caso bisogna seguire l’iter costituzionale, andrebbe a referendum con esiti anti-casta.
Del nuovo lodo Alfano, proposto dagli amici del “grande centro”, abbiamo già parlato.
Anche quest’anno è il caso di dirlo: hanno ballato una sola estate.
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