50.000 vittime. Questo, per ora, il bilancio del terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio. Intanto più di 600.000 sfollati sono assiepati in oltre 500 campi di fortuna, nella capitale e in varie zone del paese.
“Haiti è un prodotto del sistema coloniale, capitalista e imperialista imposto al mondo. –Scriveva Fidel Castro sabato scorso- Sia la schiavitù sia la povertà sono state imposte a Haiti dall’esterno. Il terribile sisma è avvenuto dopo il vertice di Copenhagen in cui sono stati calpestati i diritti più elementari di 192 Stati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.” “Lì – continua Fidel – come in gran parte dell’Africa e in altre aree del Terzo Mondo, è indispensabile creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile. In soli 40 anni l’umanità arriverà a più di 9 mila milioni di abitanti e dovrà affrontare la sfida di un cambiamento climatico che gli scienziati definiscono ormai come inevitabile.”
“Nel mezzo della tragedia haitiana – conclude Fidel- senza che nessuno sappia il perché, migliaia di soldati degli Stati Uniti, truppe aviotrasportate della 82a divisione e altre forze militari, hanno occupato il territorio di Haiti. E né le Nazioni Unite né il Governo degli Stati Uniti hanno dato una spiegazione all’opinione pubblica mondiale. … Questi fatti, dal mio punto di vista, contribuiranno a complicare e a rendere più caotica la cooperazione internazionale.”
Intanto, più di 20 paesi e organismi internazionali si incontrano in Canada in una riunione dei ‘Paesi amici’ di Haiti. Venezuela, Nicaragua e Bolivia non partecipano all’incontro. E se le organizzazioni non governative rivolgono l’appello a “cogliere il momento” e trasformare la tragedia in un’opportunità per incidere sulla popolazione haitiana che non ha mai ricevuto assistenza medica o diritto all’educazione, viene da chiedersi dove siano state finora.
“Inviamo medici e non soldati” conclude il suo intervento Fidel Castro, ma non è a questo che sono abituati i cosiddetti grandi della Terra.
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