IL GUARDIAN
Datagate Usa: parla la talpa, è un ex tecnico Cia
«Non mi nascondo, sono a Hong Kong»
Ha 29 anni e si chiama Edward Snowden: Sacrifico la vita per difendere la privacy, so che mi faranno soffrire come Manning
Screenshot dal video del Guardian
Si trova in una camera d'albergo di Hong Kong. «Ho scelto questo Paese perché ha un forte impegno a favore della libertà di parola e a tutela del dissenso politico». Edward Snowden, giovane 29enne ex tecnico della Cia, è la "talpa" della più grandefuga di notizia sull'intelligence Usa, quella che riguarda il sistema Prism, il programma di controllo delle comunicazioni lanciato dall'Agenzia di sicurezza nazionale Usa (Nsa). Lo rende noto lo stesso Guardian pubblicando un'intervista video alla "talpa" ormai venuta alla luce .
OBAMA - «Gran parte di ciò che ho visto a Ginevra mi ha veramente disilluso rispetto a come funziona il mio governo, e a qual è il suo impatto sul mondo. Ho capito che ero parte di qualcosa che stava facendo molto più male che bene». Secondo quanto riporta il Guardian, nel 2007, la Cia mandò Snowden a Ginevra con una copertura diplomatica. Nelle sue funzioni aveva pieno accesso a una serie di documenti. Un lungo racconto in cui l'ex tecnico si sofferma su Barack Obama. «Io non ho votato per lui», nel 2008, «ho scelto un terzo partito ma credevo alle promesse di Obama», dice. «Stavo già per svelare tutto (ma ho atteso per vedere se cambiavano le cose dopo la sua rielezione) e lui ha continuato con le politiche del suo predecessore». La "talpa" ha accusato il presidente Usa di aver «cercato di difendere consapevolmente l'indifendibile», a scandalo scoppiato.
L'UFFICIO ALLE HAWAII - Snowden, racconta che ha raccolto e copiato il materiale, poi diffuso sui media, dal suo ufficio della Nsa alle Hawaii. Quindi ha avvertito il suo capo che sarebbe stato fuori per un paio di settimane per ricevere una cura contro l'epilessia, di cui soffriva da tempo. Poi ha salutato la sua ragazza dicendole che sarebbe stato fuori per qualche giorno, «una cosa non inusuale per chi ha lavorato da 10 anni nell'intelligence». E, con la sua borsa piena di segreti, il 20 maggio s'è imbarcato su un volo per Hong Kong, dove è rimasto. Lo racconta lui stesso sul sito del Guardian. «Da tre settimane sono rinchiuso in albergo. Sarò uscito dalla mia stanza tre volte per paura di essere spiato. Mi sono messo una grande cappuccio rosso in testa quando entravo con la mia password nel mio computer per non essere intercettato da qualsiasi telecamera interna alla rete».
EXTRAORDINARY RENDITION - Il timore è che Washington possa ricorrere al famigerato sistema delle «extraordinary rendition» con cui ha catturato e spostato molti sospetti terroristi negli ultimi anni e di finire in una prigione in qualche remoto Paese complice degli Usa. Ma teme anche di essere messo sotto torchio dalle autorità cinesi dalle quali, seppur a distanza, dipende l'ex colonia britannica. Snowden ritiene paradossale che «un americano» si sia dovuto rifugiare «in un posto noto per la scarsa libertà. Ma ancora oggi - ha riconosciuto - Hong Kong ha una reputazione di difesa della liberta nonostante il governo cinese. C'è una grande tradizione di libertà d'espressione»
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