21 febbraio 2010

Licio Gelli stravince il Festival

dal blog l'89



E’ ormai l’una, la puntata finale del Festival di Sanremo volge al termine. Una malfatta e abbuffata Milly Carlucci, fasciata in un abito porpora, non riesce a nascondere il rossore delle guance, bruciate dalla stanchezza e dal caldo dell’Ariston. Sul palco i tre finalisti, Maicon di Italians do it fasterGegio di Amici e il Trio Compasso, si tengono per mano in un’afflato motivato ma ipocrita di solidarietà fra ultimi, sopravvissuti. L’edizione è di quelle trionfali: ai buoni ascolti della settimana hanno dato carbonella le polemiche della canzone presentata dal Trio, “Per la democrazia“, cantata dal popolare Fester Fauci, l’ex Gran Maestro Licio Gelli e lo sconosciuto tenore Carlton Efesa. Casus belli, da quanto s’apprende dai giornali, la partecipazione di Gelli ad un programma della concorrente Odeon Tv, considerata macchia quasi inestinguibile. Ma il pubblico sovrano, e televotante, è pronto a questa ed altre indulgenze.
L’atmosfera è tesa: la platea ancora sveglia, e quella destata solo ora dalla caduta del oboista, è un fremito. La Carlucci reca in mano la fatidica busta. La divelle, accorta a mostrare nulla di ciò che è stampato sopra al foglio. Il sorriso, ammette a se stessa, scappa: è adesso che la platea s’è fatta l’idea strana del nome scritto nella dannata busta. Solenne, la presentatrice attacca.
“Il vincitore. Della 63° edizione del Festivàl della Canzone Italiana in Sanremo è. Il Trio Compasso!“:
Le pacchiane grafiche in stile Rai (o, se volete, in stile “Prima Comunione nel Campano”) fanno scopa con la goffa riproposizione a viole e violoncelli dell canzone vincitrice. I Tre sono tutta una pacca sulla spalla. Un compasso nero compare in infografica dietro le spalle, a disegnare una squadretta su un foglio, per poi riposizionarsi su di essa. “Per la democrazia”, sotto.
“Ringrazio la dirigenza per averci concesso il lusso della vittoria, smontando l’ipocrita pratica della vittoria allo sconosciuto della De Filippi di turno per evitare la polemica e il disamore verso il Festival”, ringrazia Gelli. “E ringrazio ForsterCiani, le stanze vaticane, al n°1816 e il Pentagono, che ha sempre creduto in me”.
“Non resta che ascoltare la canzone vincitrice di questa edizione. E dunque: di Gelli-Fauci, “Per La Democrazia”. Dirige l’orchestraGiulio Heisenhower. Canta, “Trio Compasso“.
La melodia attacca, segue Fester Fauci accasciato e chitarra in braccio.
“Io credo sempre nel futuro, nella giustizia e il polarismo,
nel sentimento che ci unisce, insieme contro il comunismo.
Io credo nelle tradizioni, di un popolo che non si arrende,
e poco nei dittatorelli, che siano in Grecia oppure Allende.
Io credo nella mia cultura, e nel Corriere della Sera,
per questo io non ho paura di assoggettare stampa intera.
Io sento battere più forte, il cuore di italiani uniti
che forse, più serenamente, dovrebbero agli Stati Uniti.
Sì stasera sono qui, non era colpa mia: per la democrazia!
Io, io non mi stancherò, di dire “Opera mia? Credevo fosse Cia.”
Ricordo quando ero bambino, viaggiavo con la fantasia,
chiudevo gli occhi e immaginavo, di stringer la democrazia.
Cingendola con un papello, che forse non è niente male,
E che a ben donde riterrei di Rinascita Nazionale
Sì stasera sono qui, non era colpa mia: era democrazia!
Io, io non mi stancherò, di dire “Opera mia? Credevo fosse Cia.”
Io credo ancora al ruolo indegno, coperto da magistratura
ho un sogno chiuso in un cassetto: la divisione di carriera
tutte d’un uomo sono adesso tv, la stampa e anche la radio
neanche avessi riordinato lo schema che sta dietro a Gladio
Sì, stasera sono qui, non era colpa mia: era democrazia!
Io, e Anselmi ignorerò, mi dico: tuttavia, che cosa vuoi che sia!”
La platea applaude, ritta.
U’

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