07 ottobre 2010

Docente Californiana ci avverte sui pericoli di Google


Mimi Ito è un’antropologa culturale di Kyoto. Docente alla California University e co fondatrice del Digital Youth Project, da anni indaga il rapporto tra giovani e nuovi media.
Il Primo Ottobre è passata qui in Italia e precisamente a Milano al Meet the Media Guru (incontro con personalità dei nuovi Media) e qui potete vedere il suo intervento.
L’insegnante ci consiglia di non fidarci di Google e quindi di seguito andiamo a leggere l’intervista.

Dottoressa Ito, dopo aver osservato per tre anni i ragazzi alle prese con l’informazione on line, come valuta le loro capacità di apprendimento?
Il modo di apprendimento è cambiato. I giovani ricevono più informazioni e in maniera più diretta che in passato e hanno sviluppato una capacità di elaborarle in tempi rapidi.
Questo è un bene?
Dipende, perché spesso finiscono per accontentarsi di ciò che la rete gli offre senza spirito critico. Basti pensare che il 90% dei miei alunni, quando fa una ricerca su Google, si ferma a leggere solo i risultati che appaiono nella prima pagina. Per loro la verità è tutta li.
Come si può filtrare le informazioni che ricevono?
È questa la sfida che attende gli educatori. Devono prima misurarsi con i nuovi media e poi insegnare ai ragazzi, per esempio, come funziona l’algoritmo di Google e cosa determina il posizionamento dei risultati.
Da che punto di vista, secondo lei, i nuovi media sono una risorsa per l’apprendimento?
I nativi digitali hanno sviluppato alcune capacità peculiari del mezzo. Pensano in maniera multimediale. Sanno come editare un video, come comunicare su un blog e come misurarsi con i giochi on line.
Fare tutto ciò stando al computer non intacca la capacità di costruire relazioni interpersonali?
Non le intacca ma le modifica. Oggi i feedback sono quanto di più vicino ci sia al giudizio di un professore. Qualsiasi cosa fai on line è soggetta ad un giudizio e quindi ti obbliga a rapportarti con altre persone. Le faccio un esempio
Prego.
Pensa a un appassionato di video editing. Oggi può seguire corsi on line, mettere i suoi lavori sul web e confrontarsi con migliaia di feedback che gli arrivano dal resto della rete. Ieri non avrebbe avuto questa possibilità.

Eppure, per esempio, se un ragazzo non ha facebook, per il resto dei suoi amici, semplicemente, non esiste. Non crede?
È vero, ma abbiamo gli anticorpi. Negli Usa molti lasciano da facebook per ragioni di privacy e formano una massa critica che raccoglie chi dice no a questi social network. Resta la possibilità di scelta.
Sa che non ho facebook?
Allora praticamente non esisti (ride).

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