
La ricerca è partita dai dati sulle nascite in Ucraina nel dopo Cernobyl e in tutte quelle zone in cui è passata la nube radioattiva dove mancherebbero all’appello un milione di bambini mai nati a causa delle radiazioni nucleari. Mancherebbero all’appello, invece, negli ultimi anni, almeno un migliaio di bambine.
Gli scienziati spiegano perché andrebbero rivisti i limiti tollerabili di esposizione alle radiazioni:
Le radiazioni, in particolare quelle dell’isotopo H3 e C14 - influenzerebbero enormemente gli embrioni e questo, sempre secondo lo studio, avverrebbe anche quando i livelli di radiazione registrati dai controlli sono entro i limiti di legge. Su questo argomento l’IPPNW rincara la dose spiegando che tali limiti andrebbero quindi rivisti in quanto tarati su uomini attivi e in salute e non su embrioni appena formatisi e quindi decisamente più sensibili al rischio radioattivo.
A essere sotto accusa sopratutto gli incidenti di basso livello (avete presente Tricastin?) rei di far aumentare gli aborti nelle zone in cui si sono verificati. Infatti, sebbene, burocraticamente si sostenga che l’esposizione alle radiazioni rientra nei limiti di sicurezza, di fatto non si tiene conto della frequenza di questi piccoli incidenti. E le persone perciò restano esposte, a causa della frequenza, a dosi sempre maggiori di radioattività
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